Un’esplosione per gli Acquaintances con 8½ Lives!
Eccoli, sorridono nelle foto della stampa, nel loro aspetto sbizzarrino oserei dire, senza offesa alcuna, a metà tra il trasandato e l’hipster. Stiamo parlando degli Acquaintaces, provengono da Chicago e sono al secondo album: 8½ Lives è stato registrato per la File 13 Records al suo trentesimo anniversario.
Suonano spiccatamente un bel noise rock, con una particolarità essenziale: il riberbero, il continuo riversarsi sulle stesse melodie fino alla completa assimilazione. L’album ha delle sfumature hard-stoner rock niente male. In talune tracce possono rintracciarsi anche delle strutture prettamente new wave, è il caso di A night in the Town.
La copertina dell’album è composta da una foto di uno stabile gigante abbandonato probabilmente da diversi decenni, sull’orlo della strada cresce erba e sterpaglia, la rappresentazione di tutto ciò sta nell’incuria, ma, nonostante l’inutilità di un bene immobile del genere, possono ravvedersi determinate potenzialità. Una perfetta metafora per descrivere appieno questa band: determinate note non riesco a digerirle a pieno, altre invece sono destinate a correre tra fili e casse, facendo ballare pubblico e scatenare fans.
Gradevole è la linea di basso, pedissequamente ordinata alla chitarra, in un duo distorto vincente. I chorus appaiono come boys band anni ’90, tra modulazioni certamente più a tinte fosche.
C’è anche del grunge che si esplica in Mutual Denial , con suoni distorti sporchi ma impostazione vocale limpida ma, nonostante ciò, sprezzante per quel che si narra. Ne vien fuori, in tutto il suo impatto, il Mutuo Rifiuto, fuori da ogni logica istituzionale. Nonostante sia, in partenza, una buona traccia, rischia di diventare altamente pedante.
I rivoli musicali provenienti dal pedegree degli Acquaintances sono altamente prismatici, moltiplicanti, questo è sicuramente dovuto all’unione di più idee, più ascolti che, versati in un calderone, dopo una mescelata, fa ottenere un disco dal tenore di 8½ Lives.
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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