Elogio alle città invisibili
Continua il sodalizio artistico tra Aidan Baker e (Nadja, B / B / S) e Gareth Davis (Shivers, Oiseaux-Tempête, A-Sun Amissa) con Invisible Cities II, cinque nuove tracce di drone ambient / jazz dalle atmosfere meditative.
Il duo che ha debuttato insieme due anni fa col primo volume di Invisible Cities, esplora il lato più calmo delle cose: dal jazz da camera all’ambient / drone e viceversa. Baker disegna sottili droni con la chitarra, mentre il basso clarinetto di Davis contribuisce a dare colore allo scenario sonoro dei due.
Registrato tra il 2018 e il 2019 a Berlino e Amsterdam, Invisible Cities II, pubblicato il 24 gennaio 2020 dall’etichetta berlinese Karlrecords, si compone di cinque tracce introspettive in cui il chitarrista canadese e il clarinettista belga dialogano disegnando ampie suite e paesaggi sonori desolati.
Una continua tensione drammatica ci accompagna già dalle prime note di Hidden, il sinuoso clarinetto dal sapore jazz si appoggia delicatamente sul drone atmosferico e polveroso. I tredici minuti della traccia sono l’interpretazione avanguardista di un paesaggio desolato dove i due marcano l’aspetto drammatico di un mondo condannato al declino.
Tra suoni gravi e feedback, The Dead è la traccia più inquietante delle cinque. La chitarra diventa la protagonista di una suite in continuo crescendo, il clarinetto si va a confondere con i feedback accentuando la parte sporca e scura della traccia. Le note dello strumento a fiato inoltre aiutano a creare un tappeto sonoro ampio e barocco, mentre la chitarra con l’uso del tremolo prende le sembianze di una motrice di un treno diretto verso la perdizione eterna. Con Continuity i due si spingono verso la musica concreta, destrutturando il suono e indagando attraverso di esso territori assai angusti.
Invisible Cities II è un lavoro angosciante che fa dei suoni spigolosi e non adatti ad un orecchio poco abituato all’avanguardia contemporanea il proprio punto di forza. La capacità dei due musicisti va ricercata proprio nel raccontare paesaggi attraverso la musica.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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