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Pithovirii: il tocco glaciale di Aidan Baker

Noto soprattutto come metà del duo Nadja, Aidan Baker è uno dei più importanti musicisti degli ultimi vent’anni nel mondo dell’ambient/drone. Sperimentatore inscalfibile, ha dato vita a progetti e collaborazioni senza mai fermarsi: oltre ai già citati Nadja, nati inizialmente come un side-project in solo dello stesso Baker, il musicista canadese ha messo mano, fra i tanti, al dark jazz dei B/B/S/, al krautrock dei Caudal, ma soprattutto porta avanti una carriera solista in cui è riuscito a combinare nella sua lunga discografia tutti gli elementi della sua formazione musicale, spaziando dal post-rock al dark ambient.

In una formula che spesso si traduce come un incontro fra la sua inseparabile chitarra ed effetti elettronici, Baker traccia coordinate ambient capaci di restituire ricordi e memorie rievocate da droni legati ad una concezione della musica estremamente visiva. Il nuovo Pithovirii, in uscita l’8 marzo 2024 per Glacial Movements, è paradigmatico di quanto scritto finora: due brani, ciascuno di mezzora, interpreta alla perfezione non solo la proposta sonora, ma anche quella concettuale.

Ispirato dalla lettura di Ghiaccio di Vladimir Sorokin, Baker si è immerso nella scoperta della Siberia e del meteorite che nel 1908 ha colpito Tunguska, portando all’estrazione di virus congelati da migliaia di anni. Da questa esplorazione storica e concettuale, Sibericum e Massiliensis assolvono la funzione narrativa mostrando due facce della stessa medaglia. Legate dal filo conduttore della chitarra a ricamare e tessere strati, entrambi i brani mettono in mostra lunghe e profonde discese in suoni di stampo dark ambient, capaci di restituire la fisicità del ghiaccio.

Ed è proprio un freddo glaciale a permeare le due sonorizzazioni, che riescono comunque a distinguersi l’una dall’altra: se Sibericum risulta sin da un primo ascolto ancora più gelida ed apatica, qualcosa sembra muoversi nelle trame più delicate e avvolgenti di Massiliensis, come se la sorpresa della scoperta, una volta superato il trauma, possa schiudere nuove possibilità.

Pithovirii non è certamente una novità nel mondo sonoro di Aidan Baker e chi conosce il musicista canadese non rimarrà sorpreso, ma avrà ancora una volta la conferma delle sue innate capacità. Partendo da un concept tutt’altro che banale e scontato, Baker riesce a dare una dimensione fisica alla sua musica, riuscendo a far toccare, prima ancora che ascoltare, il suono della sua chitarra.



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