Il tecnicismo virtuoso della kazaka Aisha Orazbayeva
Ecco che post-pandemia, esattamente il 3 luglio 2020, viene pubblicato il quarto album solista di Aisha Orazbayeva Music for Violin Alone. Il disco che succede tre album già acclamati dalla critica, è composto da sette tracce ed è stato registrato in uno studio improvvisato in una casa vuota a Le Poujol sur Orb (Francia) durante le prime due settimane del blocco francese.
Aisha Orazbayeva è una violinista e compositrice kazaka famosa per le sue interpretazioni dal vivo. Quest’ultime mai hanno risentito di ipotetiche paure nell’approccio musicale più contemporaneo o tantomeno per un repertorio, sconfinato quanto radicale, classico. Si è esibita in tutto il mondo in locali come Corum Montpellier, la Carnegie Hall di New York, il SuperDeluxe Tokyo e il Cafe Oto di Londra.
L’album si apre con Circular Bowing Study di Angharad Davies – un’estesa esplorazione di una tecnica che combina pause e silenzi e si chiude con la stessa composizione di Aisha – in cui si inseriscono suoni armonici ma interrotti da una corda intrappolata all’interno di un anello (Ring).
Sembrerebbe, di primo acchitto, un album per affilare virtuosismi, fatto da una violinista per violinisti, se non fosse che successivamente intervengono diverse tracce, ognuna di essa dedicata a qualche compositore (J.S.Bach, Angharad Davies, Nicola Matteis Jr.) in cui riscoprire, anche se da ascoltatore meno avvezzo, la ratio di un album creato e composto da e per violino solista.
Le composizioni sono sicuramente fuori da un contesto precipuamente classico, ma ben più orientate verso una sperimentazione oculata e disinbita, che oltrepassi limiti, spartiti e armonie.
C’è tanta distonia, ci sono repeat infiniti della medesima nota, tra altilenanti cambi repentini di tonalità.
Obiettivo dell’album è quello di creare una sintesi, magari distopica, tra i suoni dei musicisti del passato già citati e le composizioni del presente. D’altronde, vuoi o non vuoi, anche se le direttici sottese appaiono il più distanti possibili, le tecniche di base resteranno – ad libitum – le medesime.
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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