AKE: è un buon anno per morire
Tre anni dopo l’uscita di I remember the trees, Elia Pellegrino in arte AKE torna a far parlare di sé con un nuovo album, It’s a good year to die, rilasciato per TRST l’11 novembre 2022.
Il disco è stato registrato quasi interamente in montagna utilizzando solo un sintetizzatore analogico monofonico, elaborato attraverso i pedali della chitarra, sovrapponendo diversi livelli di registrazione.
Undici tracce istintive che ben incarnano il minimalismo estatico: paesaggi astratti caratterizzati da melodie, armonie e ritmiche essenziali.
Trainata da una melodia scintillante, l’opener Pink Mountains è un brano ipnotico sviluppato attorno ad un flusso sintetico e arpeggiato, dal sapore New Age. Sintesi granulare mista ad una fascinazione ambient esposta attraverso un mood meditativo dimostrano da subito quanto AKE abbia pronti i colpi in canna.
A seguire Paralysis è un turbinio di sintetizzatori stratificati. AKE si diverte a dar voce ai suoi stimoli creativi, in questo caso ne scaturisce un linguaggio sonoro dalle sonorità algide, imprevedibile, in continua evoluzione che si adagia su irrequieti arpeggiatori.
Con Muna Elia assembla e deteriora un impasto ambient, 4 minuti e 28 secondi di intrecci cristallini, sovrapposizioni di linee di sintetizzatori e droni che aprono il nostro verso nuovi scenari. Un finale tutto in crescendo ricco di bagliori acustici.
Mechanical Cowboys è la traccia più azzardata, suoni spigolosi, rimbalzi e modulazioni che sembrano usciti direttamente da un album degli Autechre. Questa è la composizione che suona meno “umana”, ma non per questo valida, anzi tra i momenti migliori del disco nella sua maestosità sintetica.
Ancora una volta un ottimo lavoro per AKE: un album maturo e ambizioso per un architetto del suono che ha imparato a plasmare i suoni dando a questi forme astratte derivanti da collisioni sintetiche. L’ascoltatore viene messo di fronte ad un panorama algido in continua evoluzione.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
Commenti recenti