Akira Kosemura: l’importanza del tempo
Il Covid-19 ha cambiato la nostra vita e per quel che se ne dica anche il mondo della musica. Se da una parte il settore è in crisi (concerti sospesi, locali chiusi e tanta gente a casa senza lavoro), dall’altra i musicisti hanno avuto tanto tempo a disposizione da dedicare alle produzione.
Cosa ci ha insegnato il coronavirus? La quarantena ci ha costretto a riscoprire l’importanza del tempo, tempo che ha amplificato ogni piccola emozione come il disagio della paura e lo spettro della solitudine. Il compositore giapponese Akira Kosemura ha sfruttato questo tempo a suo favore: nel lockdown ha sviluppato un nuovo album spinto dal desiderio impulsivo di creare musica.
88 Keys, in uscita il 26 marzo via Schole Records e 1631 Recordings per celebrare il Piano Day 2021, é un disco formato da quattordici schizzi musicali realizzati con la solita eleganza pianisticadel compositore nipponico.
Un mix di malinconia e dolcezza viene fuori attraverso la trama essenziale di Lueurabbellita da melodie romantiche. Non mancano lente e fragilissime composizioni come Wavering Heart e Yure nelle quali trapela tutta la poetica sonora di Kosemura. A dare una scossa all’album il brio e l’impeto di Spiral che arricchisce di sfumature diverse un album di una semplicità senza tempo.
Another Placecon il suo incedere lento culla l’ascoltatore con la morbidezza del piano per una composizione che dà un senso di protezione e serenità. Nothing Says The Same con la sua delicatezza è un po’ il racconto di questi mesi chiusi in casa che sicuramente ha segnato tutti noi.
A 14 anni dal debutto con It’s On Everything, il musicista nato a Tokyo nel 1985 continua a dare lezioni di gentilezza con la sua musica, un album che fa riflettere e rilassare con il suo scorrere calmo e sognante, una formula compositiva minimalista che difficilmente stanca.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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