Akisai: meno è meglio
Il 2020 è stato senza dubbio un anno da dimenticare per tutti ma non per Yo Suzuki e Koichi Nakaie. Il duo giapponese lo ricorderà come un periodo produttivo che li ha visti protagonisti nel bene e nel male con la pubblicazione di un album e due Ep.
Il 2021 continua all’insegna degli Akisai: il 19 febbraio i due musicisti di Tokyo pubblicano il loro quarto album, Landscapes, in uscita per Schole Records.
Le prime due tracce dell’album, Air e Winds, con le loro sonorità ambient e modern classical si ricollegano all’Ep Re:consideration, riprendendone le sonorità. L’inizio è dei migliori.Quando Suzuki e Nakaie cercano di non strafare utilizzando pochi elementi e puntando sulla componente emotiva, il risultato è promosso a pieni voti.
Il passo falso arriva con le due tracce successive, Speachrow e Breeze. Fiati, batteria e chitarra suonano spesso in maniera forzata. Il duo cambia completamente registro e perde la magia che riesce a creare nelle tracce scarne come Whiteout, nella quale l’elettronica la fa da padrona.
Dalla sesta traccia in avanti, gli Akisai aggiustano il tiro: Nostalgia rappresenta il momento più alto del disco, poche note all’insegna del less is more. Da un lato la delicatezza del piano, dall’altra i colori dei fiati a riprova che i due riescono a tirar fuori dei capolavori con poco. Ray è una piccola gemma, una inebriante strumentale ambient. Le ariose note del piano si poggiano delicate su un tappeto sonoro cristallino, con un finale che funge da intro per la successiva Restration. Questa canzone è una vera e propria sorpresa, un brano post rock che poggia sulle chitarre dilatate per una musica d’atmosfera alla Hammock.
Landscapes non convince a pieno: le undici canzoni oscillano tra ambient, elettronica, colonne sonore e musica per teatro, una varietà di brani senza avere una precisa linea guida. Tra alti e bassi, il disco risulta piuttosto un calderone di influenze, un mix delle esperienze passate dei due musicisti di Tokyo.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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