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Al Lover convince a metà

Da dodici anni Al Lover è un nome di punta della neopsichedelia globale, uno di quei musicisti in grado ad ogni giro di ampliare il proprio sound con nuove influenze. La sua musica infatti cambia di album in album,con Cosmic Joke, il suo nuovo Lp, Lover propone un calderone caotico e astratto nel quale vi è trip-hop, krautrock sintetico, dub e dark ambient.

Ora fatta questa premessa iniziale se sei alla ricerca di un album “leggero”, poco impegnativo, da ascoltare con spensieratezza, questo disco potrebbe fare al caso tuo, al contrario passa oltre.

Cosmic Joke, pubblicato il 27 maggio per Fuzz Club Records, vede Al Lover armato di un arsenale di samples, drum machine e sintetizzatori analogici,impegnato nel tentativo di raccontare l’assurdità crescente e aggravata negli ultimi anni come parte di un processo di ordine superiore,vista attraverso una lente metafisica piuttosto che ideologica.

L’album si apre con le strutture dub-psichedeliche di Stereoscopic View, l’inizio del viaggio nel cosmo e nella metafisica dimostra subito quanto il nostro sappia padroneggiare la materia sonora: basso e batteria disegnano un’atmosfera sospesa per un brano che dà all’ascoltatore la costante sensazione di profondità.

Meno incisiva è la successiva Parallel Pathways, sound livellato con i soli bassi ad “osare” in una traccia nella quale il trip hop si fonde con la psichedelica ma che alla lunga pecca di ripetitività.

Si torna sui binari giusti con Infinite Impermanence: un trip acido dai suoni liquidi riprende le incursioni nel dub più sintetico della prima traccia impreziosendolo di fraseggi chitarristici che danno dinamismo e colore al brano.

Integrated Paradox esalta il lato più viscerale di Al Lover: uno dei momenti più entusiasmanti dell’album,un mix di UkBass aspra e spigolosa e vibranti sonorità bristoliane rappresentano sicuramente l’elemento più positivo e fresco di CosmicJoke.

Alla lunga si ha l’impressione che Cosmic Joke percorra tante strade diverse senza avere una direzione ben precisa. Sulla capacità compositive di Al Lover c’è poco da discutere, ma l’album data la lunghezza e gli episodi diversi alla lunga stanca. Bisogna ripartire dai momenti di alto godimento per pubblicare in futuro un lavoro in grado di convincere a pieno.




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