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Nati Infiniti: c’è calore anche nell’oscurità

Sono passati tre anni da SCURO CHIARO, ma Alessandro Cortini sembra voler riprendere il discorso proprio dove l’aveva lasciato. Avvertendo l’urgenza di proseguire quell’indagine a metà fra progressive electronic e ambient, il nuovo Nati Infiniti, in uscita il 4 ottobre 2024 per Mute, sembra essere il più naturale dei sequel.

Composto da cinque capitoli di un unico lungo movimento, l’album nasce da un’istallazione creata per il Sonar di Lisbona e, soprattutto, sfrutta le potenzialità del Make Noise Strega, un synth autocostruito già presente proprio in SCURO CHIARO. Alla luce di queste premesse, non sarà difficile immagine, per chi già conosce la materia, la proposta di questi quaranta minuti di musica: c’è la capacità geometrica di creare spazi, ampliarli e modificarli minuto dopo minuto, marchio di fabbrica di Cortini; c’è la componente cinematica, costante nei cinque pezzi del disco; persiste, soprattutto, una coerenza compositiva impressionante, come se il musicista italiano avesse ormai raggiunto una sapienza nel centellinare i suoni fuori dal comune.

E proprio a questo proposito è interessante notare gli sviluppi che emergono brano dopo brano: i droni seguono un climax ascendente che li porta ad aumentare il muro sonoro col passare dei minuti, le atmosfere dark si fanno via via più opprimenti, le forme geometriche prima accennate si sfaldano e ricostruiscono con una certa naturalezza.

Al netto degli episodi individuali che possono o meno spiccare sul resto, come testimonia prima l’ipnotico terzo atto e poi il culmine dark ambient del quarto, è impossibile percepire tutte le sfumature di Nati Infiniti senza considerarlo nella sua totalità, con tutti i pregi e i difetti del caso. Ancora più stratificato e complesso di SCURO CHIARO, l’album testimonia ancora una volta la sapienza da artigiano con cui Alessandro Cortini riesce a dare anima e corpo a sonorità apparentemente asettiche. Ed è sicuramente questo il pregio principale del disco: acquisire calore anche quando la musica va in direzione opposta, rarefacendosi pezzo dopo pezzo. Testa e cuore.



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