Il “tanto deciso, quanto delicato” Cortini
Dagli enigmi dell’elettronica sperimentale, a sonorità più ariose, quasi vicine al french touch, questo è stato il percorso che ha condotto Alessandro Cortini a Volume Massimo, Lp uscito il 27 settembre per Mute Records.
Ci si chiede quanto la storica label possa aver influito sul progetto e sull’impronta dell’album. Di certo, ciò è garanzia di qualità, in quanto la britannica Mute di Daniel Miller è l’etichetta di pilastri della musica quali i Depeche Mode e Nick Cave. Certamente il nostro Cortini aveva già avuto modo di essere apprezzato da band come i Nine Inch Nails, con cui ha lavorato per anni, condividendo la creazione di pezzi unici, che hanno qualificato musicalmente la band. Rimane la presenza di bile nera, che tanto pare piacere all’artista: malinconia addolcita ed ipnotica. Nel terzo pezzo, per esempio, Amaro Amore, in cui torna il gioco di parole della track che apre l’album, l’ipnosi è data da un beat melodico e da un suono metallico, quasi un rumore abrasivo, di sottofondo; il confine fra il rassicurante e l’inquieto è labile in questo pezzo, come in tutti i lavori dell’artista.
Momenti, il quinto degli otto pezzi del disco, ha un ritmo di note in marcia e questi frammenti di tempo sono prepotentemente scanditi dalla drum machine, sopra luccichii di tastiera e un suono che si percepisce quasi come un coro; una chiusura in cui scende la realtà di corde di metallo suonate alla folla: un viaggio nella memoria in un paese disteso ad Oriente. Molti pezzi hanno una magnifica apertura intorno al terzo minuto: la musica in gloria, il momento del brivido, quando il senso dell’udito assorbe gli altri ed i suoni li senti, li tocchi, li annusi, li comunichi come se il corpo diventasse il canale.
Cortini si rivolge ai sensi e li usa, creando un genere musicale che si avvicina molto a certe magnifiche composizioni per il cinema. È tutto molto atmosferico ed evocativo, “tanto deciso, quanto delicato”; Cortini viene fuori nella sua sensibilità artistica, ma pare volersi aprire ad un pubblico più vasto, senza togliere alla qualità originale della sua creazione musicale.
Nata ad Amandola, un paesino sui Sibillini, il 20 aprile del 1979, fin da piccola ha sentito scorrere la musica dentro il suo corpo. Pianista fino al liceo, ora si diletta alla tastiera, ha scelto di fare l’Università e quindi di vivere a Bologna, dove ormai risiede da vent’anni, nonostante l’accento le sia rimasto profondamente marchigiano. Di lavoro fa la prof di lettere alle scuole superiori, in
un paese nel Modenese. Fra i suoi hobby, oltre alla musica, leggere e scrivacchiare.
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