Alessandro Ragazzo: un suono dal segno indelebile
«Come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo, un individuo ben distinto, uno al quale è concessa un’unica occasione di vivere, con speranze e delusioni, dolori e timori, col desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla?»
(Erich Fromm – L’arte di amare)
Cosa resta quindi dell’uomo nella temporalità di uno spazio? Cosa lascia il soggetto dopo il suo passaggio? È quello che si chiede il mestrino Alessandro Ragazzo in Corpore Absens il nuovo album pubblicato da Dornwald Records. Impegnato da sempre nell’esplorazionedi paesaggi sonori sia da un punto di vista musicale sia concettuale e filosofico, il nostro attraverso un linguaggio basato sull’uso di field recording, registratori analogici e filtri indaga l’essere e il suo rapporto con il luogo e la dialettica provando a rispondere alla seguente domanda “Che cosa lascia il soggetto manifestandosi in un luogo o spazio , dopo il suo passaggio?”.
Nel primo movimento (I) Ragazzo analizza il luogo e lo spazio attraverso l’interazione dei nastri e dei field recording al fine di creare un paesaggio inorganico, un flusso dalla tempestosa pacatezza nel quale scompare la relazione tra spazio e tempo.
In II un suono strisciante, non lineare, composto da frammenti ripetuti e feedback, inizia a porre i segni di un passaggio che sarà destinato a rimanere nel tempo. Un passaggio convulso che fa del gesto il linguaggio cardine, la struttura viene svuotata totalmente per lasciare emergere una trama astratta data dallo scomporre e ricomporre il suono all’infinito fino a farlo diventare un meccanismo di comprensione del soggetto.
Quando si arriva a V affiora la “veraconoscenza” dell’esperienza umana che si manifesta grazie all’uso mantra tradizionale dal sacro testo delle Upanishaddefinendo l’essenza dell’uomo dal suo contenitore, il corpo che si dissolve attraverso echi e risonanze.
Nel suo provare a dare voce alle domande sull’esperienza umana, Alessandro Ragazzo propone un lavoro impegnato e impegnativo in grado di lasciare un segno tangibile nel tempo e nello spazio, un suono processato che diventa una traccia indelebile.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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