Un demone di nome Apparat
Terzo capitolo della serie di colonne sonore firmate da Apparat. Dämonen, pubblicato il 12 giugno 2020 in digitale da It’s Complicated Records, fa da sfondo alla rappresentazione teatrale dei Demoni di Dostoevsky firmata dal regista Sebastian Hartmann.
Nel 2015, accompagnato da Philipp Thimm e Christoph Hamann, Sasha Ring si è esibito presso il grande Schauspiel di Francoforte in Germania per proporre dal vivo le musiche dello spettacolo teatrale. Cinque anni più tardiri-registrate e arrangiate, le undici tracce andranno a comporre quello che sarà Dämonen (demone in tedesco), una colonna sonora che riesce a passare da momenti inquietanti ad atmosfere contemplative, nell’insieme un album di rara bellezza.
Posta in apertura, Tolga è un flusso pomposo e viscerale che scava nel profondo, esplorando le possibilità dello strumento. Dall’andamento cadenzato, la prima traccia si rivela un viaggio onirico e avvolgente costruito a strati, i differenti strumenti sovrapposti suonano come un’orchestra elettronica. Un piano sospeso e archi soffusi avanzano tra echi e rumori oscillanti in Maleachi, un’ammaliante strumentale che lentamente rivela tutta la sua epicità. Non mancano momenti di elettronica caleidoscopica: Joel è una spirale scalpitante, un amalgama di corde pizzicate, ritmiche schizofreniche e istintive, dinamiche in crescendo che sfumano in un finale intimo e delicato.
I due minuti e mezzo di Hosea sono un concentrato di sussulti e vibrazioni, il suono intenso e inquieto dei violini è supportato da uno sfondo di elettronica mutevole e degna di nota compositiva. Mood suggestivo per Micha, una traccia che si apre con un intro ululante interrotto da un pizzicare di corde metalliche che pian piano vanno addolcendosi fino a diventare il suono di un carillon. Un continuo sali e scendi, ritornano le voci campionate e con esse parte la ritmica spigolosa e coraggiosa che pian piano viene distrutta fino a svanire in un leggero rumore. Le stesse voci di Micha vengono riprese in Jona, una presenza costante accompagnata dai violini e da una esplosione ritmica digitale. Il tutto man mano viene soppiantato dagli archi pizzicati che diventano il filo conduttore della traccia. In chiusura c’è spazio per la colorata Amos, un arcobaleno di synth tutti in crescendo, un’esplosione di suoni che riprende l’orchestra elettronica della prima traccia, una pioggia di riverberi che danno quell’effetto cattedrale che lascia sempre stupefatti.
Dämonen è un album che media tra l’elettronica e la musica classica, un lavoro che, attraverso un gioco di contrasti, riesce a prendere i tormenti intimi dei personaggi del romanzo dostoevskiano e a raccontarli attraverso la musica, senza fungere solo da accompagnamento per l’opera teatrale.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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