Musica pura per anime pure
Messi da parte gli abiti da rockstar, Apparat, alias Sascha Ring, continua a dedicarsi alle colonne sonore: dopo l’uscita di Capri-Revolution, è il momento di Soundtracks: Stay Still, pubblicata il 22 maggio da It’s Complicated Records. Sette tracce per accompagnare le immagini dell’omonimo film drammatico diretto da Elisa Mishto.
Stay Still è la storia di due giovani donne apparentemente diverse, Julie e Agnes. Dal loro incontro in clinica, la prima con problemi psichiatrici la seconda un’infermiera, inizierà una ribellione che metterà a ferro e fuoco tutto e tutti quelli che le staranno intorno. Il racconto di una generazione senza nulla da perdere e nulla da guadagnare.
Per quanto riguarda la parte sonora Ring si avventura in territori per lui nuovi: new wave e shoegaze. Sascha non si rifugia nella sua comfort zone, tutt’altro, e già dalla prima strumentale si lancia verso complesse atmosfere decadenti, architetture post punk, senza mai dimenticare la sua anima elettronica, vivida e pulsante, farcendola di drammaticità e venature dark (Suicide). Dimenticatevi la sinuosità di Bad Kingdom dei Moderat, in questa Lulus Version, la traccia rallenta, via i breakbeat, in risalto basso e chitarra. Quel che resta è il fascino di una traccia algida lontana dall’immaginario da club del trio teutonico ma vicina alle sonorità crepuscolari di Trentemøller. Con Marlenes Birthday il suono di riferimento è quello cosmico tedesco, la traccia possiede un suono armonioso e melodie scintillanti, all’interno dello stesso disco Apparat attua un’ulteriore rivisitazione della sua musica. E la conclusiva Ant to End è un tappeto di synth affilatissimi, il placido downtempo chiude i giochi e completa l’excursus nel mondo di Ring.
Soundtracks: Stay Still è un album che coniuga l’eleganza di stili diversi con architetture sonore gentili, in grado di mettere l’accento e cambiare registro ad ogni scena del film della Mishto.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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