Madness and Magic, un buon album per una band dalla discreta personalità
Settimo album per gli Arabs in Aspic, gruppo rock norvegese nato nel 2002, formato da Jostein Smeby (voce e chitarra), Stig Jørgensen (organo e voce), Erik Paulsen (basso e voce), Eskil Nyhus (batteria) e Alessandro G. Elide (percussioni).
Madness and Magic, questo il titolo della nuova fatica discografica, distribuito da Plastic Head, esce per Karisma Records il 12 giugno u.s. e contiene sei brani (i titoli: I Vow to Thee, My Screen; Lullaby for Modern Kids, Part 1; Lullaby for Modern Kids, Part 2; High-Tech Parent; Madness and Magic; Heaven in Your Eye) che totalizzano poco meno di cinquanta minuti di ascolto musicale.
Raccolta di canzoni quanto mai varia per il tipo di suggestioni che offre all’ascoltatore, Madness and Magic è allo stesso tempo melodia, progressive, metal, psichedelia e il gruppo, per la diversità dei generi suonati in via principale o appena lambiti viene definito come un mix di classic rock, funk, pop, prog, heavy rock, bossanova, musica corale (canto a capella). La componente principale della musica della band di Trondheim, peraltro, appare marcatamente progressive e contiene qua e la anche influenze floydiane e dei Genesis che si alternano a ispirazioni che potremmo forse definire “westcoastiane” per via dell’utilizzo diffuso dei cori. È la stessa strumentazione utilizzata dai nordici, d’altra parte, che sottolinea i cambi di velocità e le colorazioni musicali di volta in volta adottate dal gruppo: chitarre elettriche e acustica a dodici corde, organo Hammond e Fender Rhodes, Mellotron e sintetizzatori assecondano a seconda dei casi dolcezze e melodie del progressive e le urticanti atmosfere del rock più duro.
Madness and Magic è un buon album di una band dalla discreta personalità.
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