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KiCk ii: una dichiarazione d’amore per il mondo latino

Lo scorso anno l’uscita di KiCk i, primo capitolo di una tetralogia, aveva proiettato Arca verso territori sperimentali come mai aveva fatto prima. Un disco interamente basato sulle sonorità eclettiche del deconstructed club, ma capace di spaziare di genere in genere attraverso un percorso di mutazione non solo musicale ma umano. E sotto questo aspetto ci arrivano in aiuto le copertine dei quattro lavori, che mostrano il corpo di Alejandra Ghersi, vero nome della producer, in continua trasformazione.

I tre successori di KiCk i escono a pochi giorni l’uno dall’altro, fra il 30 novembre e il 2 dicembre 2021, per l’etichetta XL. L’enorme materiale registrato da Arca permette di ricreare un mondo più avvolgente e stratificato, di cui KiCk ii rappresenta un altro cambiamento: ai toni ostici e criptici del primo capitolo si preferisce riprendere la ballabilità dell’elettronica latina, a cui il disco precedente strizzava l’occhio solo in qualche brano. Dunque, la doppietta Prada/Rakada è un tributo al neoperreo, sottogenere del reggaeton dai ritmi maggiormente enfatizzati, e addirittura c’è un omaggio alla tradizione sudamericana con l’oscura interpretazione di Luna Llena, un classico della musica venezuelana firmato da Simon Diaz.

Ma guai ad immaginare un disco di Arca senza sonorità tetre e meccaniche di scuola post-industrial, che arrivano puntualmente nella seconda parte, come si evince dai glitch estremizzati di Arana. C’è spazio anche per un feat con Sia, che arricchisce Born Yesterday con la sua possente voce, prima di cedere, nuovamente, alle trame misteriose ricamate dai droni nella conclusiva Andro.

KiCk ii è il secondo tassello di un mosaico più grande, per cui è possibile sia una valutazione singola, sia una complessiva, più veritiera in quanto rapportata all’intero processo evolutivo del kolossal di Arca. Infatti, da una parte possiamo valutare l’innegabile bravura della Ghersi, ma che non scopriamo certo oggi, mentre dall’altra possiamo apprezzare il percorso tracciato nei primi due capitoli, con il secondo episodio che pare essere un’evoluzione netta di un aspetto che non era protagonista in KiCk i, quale l’elettronica latina e la passione per sonorità reggaeton.

A conti fatti non resta che cimentarsi nel terzo e quarto episodio prima di poter dare un giudizio più a fuoco, ma pare evidente che questa serie sia destinata a diventare l’opera magna di Arca.




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