Bad Pritt: il bello di distruggere il bello
A distanza di due anni dall’uscita di EP1 per Shyrec, Luca Marchetto in arte Bad Pritt torna a far parlare di sé grazie ad un nuovo capitolo della sua discografia. In uscita il 3 marzo 2023 sempre per l’etichetta veneziana sopraccitata, la terza fatica del nostro è incentrata sul tema dell’accettazione del lutto, dopo aver gestito il dolore fino allo stremo, resta ineludibile una fase dissociativa che ci costringe a diventare i meri osservatori delle rovine che ci circondano.
Le sette composizioni dell’album sono titolate con delle date, un tentativo di posizionare delle boe temporali, l’aspirazione a marcare dei momenti precisi nel loop.
A differenza dell’esordio, Bad Pritt continua sulla scia del lavoro precedente, abbandonando l’elettronica suggestiva e la retorica velatamente pop per proseguire sulla scia di composizioni neoclassiche progressivamente destrutturate.
Usando solo poche parti ripetute di archi Bad Pritt chiarisce subito in pochi secondi la grandiosità della sua musica a partire da February 6th. La componente classica viene inseguita dagli elementi elettronici, flussi distorti e metallici con la melodia degli archi che funge da contrappunto narrativo.
In July 13th la componente elettronica diventa ancora più marcata: vibranti strati di sintetizzatori vengono adagiati su una ritmica minimale e ossessiva formando un industriale flusso astratto. Di contro December 28th verte sull’essenzialità della melodia del pianoforte, uno scorrere di semplici e limpide progressioni armoniche per un brano romantico e arioso.
A seguire December 29th con il suo battito elettronico si pone come un ibrido tra le due precedenti tracce: sintetizzatori ed archi lavorano all’unisono costruendo una sinfonia orchestrale maestoso, una narrazione imponente tra le più emozionanti dell’album.
La bellezza glaciale di Debris è data dalle trame dei brani così dense di archi ed elettronica, con la ricchezza degli arrangiamenti che conferisce alla narrazione il giusto peso drammatico.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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