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Knocturne: l’album è il riflettore che illumina il palco dopo che le tende si aprono

Come ci si può aspettare dal titolo, Knocturne è una composizione musicale evocativa che si ispira alla notte. Anche se tale spunto potrebbe suggerire un senso di pericolo, Knocturne mette in contrasto il lato più leggero della notte nonostante possieda ovviamente delle sonorità oscure.

Al posto della paura, della stanchezza e del buio, un momento di solida tranquillità, riflessione consapevole e accoglienza solitaria è presentato in ogni canzone dell’album. Il tono delle chitarre è intriso di nostalgia gotica, dove ogni nota scintillante suona allo stesso tempo nitida e confusa.

Le percussioni di tamburi tremanti spesso si complimentano con le chitarre preponderanti in brani come Gemini e K, che rendono queste lunatiche compilation serali più vive e attive. Il riverbero soffocante in brani come Sigfrido crea una profondità che permette di immergersi comodamente, mentre, in Bengala, il riverbero rafforza la strumentazione, facendola sembrare come se avesse un’ombra che segue la sua scia.

Il successo del nuovo album del trio pesarese Be Forest risiede proprio nel sembrare davvero una colonna sonora serale: detto questo, ci sono momenti di luce in questo album.

Naturalmente non ci può essere solo la contrapposizione tra buio e luce, e questo album illustra la loro convivenza principalmente attraverso la voce sognante di Costanza Delle Rose. I brani in cui i testi sono distinguibili e la sua voce è più chiara non accecano immediatamente riempiendo lo spazio di luce, ma si immergono gradualmente nel cupo paesaggio sonoro, gonfiandosi di dimensioni e inglobando ancora più luminosità man mano che diventano più pronunciati e tangibili.

Empty Space e Fragment evidenziano perfettamente questo aspetto. Nel primo caso, la voce, a malapena più che un sussurro, evoca la solitudine notturna per materializzarsi poi dolcemente con l’aiuto delle chitarre stellate e del basso rumoroso. Nel secondo brano invece la voce si alza con sicurezza sopra le melodie cangianti ma poi inizia a mescolarsi con l’elettronica facendola sembrare come se stesse sospirando in una delicata brezza di mezzanotte.

I Be Forest mostrano anche un talento per creare un’atmosfera cinematografica nella loro musica. Se riuscissimo a scattare una foto delle immagini che questo album evoca, dopo aver scosso la polaroid si potrebbe scorgere una figura stagliata in piedi sotto un lampione illuminato su una strada altrimenti deserta a mezzanotte, altri potrebbero invece visualizzare, guardando fuori da una finestra mentre piove la sera, i movimenti sporadici delle gocce d’acqua che colano giù dal vetro come lacrime. 

Questo dimostra come i Be Forest non siano solo un’altra band shoegaze e la differenza con le loro controparti sta nel come sono in grado di esprimere così tanto pur presentando così poco. Con Knocture la band sfida un ascoltatore a trovare il senso di introspezione che tutti gli artisti shoegaze si impongono senza consegnarli direttamente su un piatto sonoro densamente costruito e pesantemente strutturato.

L’album è il riflettore che illumina il palco dopo che le tende si aprono, la sensazione che si diffonde dopo che lo spettacolo è finito; un corpo celeste che al momento del suo impatto ci permette di intravedere l’ambiente circostante: è il punto più luminoso, il nord della bussola. Questa è, tuttavia, solo una delle coordinate di Knocturne. Ed è forse la più rassicurante.




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