Ben Carey approfondisce la relazione tra uomo e macchina
Ben Carey continua il percorso intrapreso con Hypertelic esplorando le infinite possibilità sonore che si possono ottenere con i sintetizzatori modulari.
Il 26 giugno è uscito il suo secondo album per Hospital Hill, METASTABILITY, composto con il Serge Paperface, del 1975, un notevole synth vintage attualmente conservato al Melbourne Electronic Sound Studio (MESS).
Il progettista del Serge Tcherepnin ha dichiarato: “Le persone si innamorano dei miei sintetizzatori, ci suonano e poi li dimenticano, sento che Ben Carey è diverso. Lui non suona con loro. Li suona. Tratta i miei sintetizzatori come i veri strumenti musicali che aspirano ad essere”.
Attraverso le cinque tracce del disco, Carey analizza il rapporto tra uomo e macchina, nello specifico la collaborazione umana/non umana che si ha quando una patch comincia a crescere in complessità.
Carey costruisce un ecosistema elettronico formato da suoni e processi interconnessi, combinati e ricombinati fino a plasmare il suono e la composizione in ogni modo immaginabile.
Tracce come Depth nascono dall’idea di connettività tra uomo e macchina esplorando il concetto di “programmabilità delle patch” al centro della filosofia progettuale di Tcherepnin. Random, non-linearità e flessibilità sono parametri al centro di questa composizione nella quale convivono la razionalità dell’uomo con l’astrattismo della macchina, unito in un caos controllato diretto dal sistema di sintesi. Questo approccio spinge l’esecutore a definire e ridefinire la portata dell’architettura dello strumento come parte del processo compositivo.
Con la title track Carey gioca con le patch ritmiche e suoni percussivi alternandoli con momenti minimalisti tanto da condurre l’ascoltatore in un luna park sonoro. Un sound scuro, tagliente e metallico si contrappone a pulsazioni elettroniche asciutte e frammenti melodici.
Brani come Accretion nascono da improvvisazioni che possono essere anche piuttosto lunghe e articolate. Carey modula i suoni che si spingono e si tirano a vicenda fino a costituire una trama complessa.
METASTABILITY è il lavoro più articolato realizzato finora da Ben Carey, un’esperienza d’ascolto intensa e complessa che nasce dalla collaborazione tra il nostro e la macchina.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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