Benjamin Finger: una musica profondamente spaziale
Blue forty-eight segna il ritorno su Blue Tapes del compositore ambient Benjamin Finger. L’ultima uscita del compositore norvegese è caratterizzata da un tocco più delicato, un sound stuzzicante e impalpabile, come se la musica stessa fosse leggermente al di là della nostra portata.
Nove tracce estremamente dilatate e minimali s’intrecciano con i languidi interventi vocali di Lill Farstad e di Lynn Fister per un effetto innegabilmente bello, un album in grado di sollecitare la mente dell’ascoltatore che riesce in ciò che la musica dovrebbe fare, ossia intrattenere.
Blue forty-eight inizia con un brano profondamente emozionante come Inside. Un bagno di suoni eterei e celestiali, droni gentili in espansione e melodie celestiali con la voce che viene utilizzata come abbellimento, per dare colore ad una composizione dall’impeccabile bellezza.
In Sleepy il canto evocativo viene combinato con una trama ipnagogica, pochi elementi che vanno ad incastrarsi perfettamente raggiungendo un grande senso di comfort e intimità.
Flashes è uno dei momenti più intensi dell’album: la traccia è composta da una trama di sintetizzatori stratificati dalla quale emerge ripetutamente un arpeggio ciclico di clavicembalo. La complessità emotiva di Flashes ruota attorno ai colori tonali del brano che danno la sensazione di galleggiare su un vasto oceano di suoni.
In Past la musica inizia in modo ansiogeno con il piano e i campanelli accompagnati da synth vibranti, una musica profondamente spaziale che impiega ben poco per decollare. L’intervento vocale contribuisce a rendere il tutto ancora più spettrale, presto arriva il suono caldo dell’organo e della chitarra che trasformano la traccia in qualcosa di soave e sognante.
Visible chiude l’album con il suo intreccio di voci soffuse, morbidi oscillatori e droni eterei al servizio di una lunga suite dalle sonorità ipnagogiche.
Nel complesso Blue forty-eight è un lavoro ben concepito che attinge tanto dalle composizioni di colonne sonore quanto dall’ambient, il risultato è un album immaginifico ben ponderato.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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