BJM Mario Bajardi: una lucida follia artistica
Con la sua ottava prova discografica, lo scultore elettronico BJM Mario Bajardi presenta un lavoro che attinge dalla musica elettronica di Brian Eno e Jon Hopkins, incrociando il kraut rock e la new wave dei Depeche Mode.
Vortex è nato a partire dal progetto Vedere la musica / See the music in cui l’opera grafico-illustrativa non è solo “guardata” ma anche “ascoltata”. La mostra è composta da quindici lavori digitali riprodotti su tela, curati dallo stesso sound designer e abbinati all’ascolto in cuffia di un pezzo del nuovo album.
Si parte subito con Arp che riprende le trame dei colossi dell’elettronica come Nathan Fake e Jon Hopkins. Un brano dal groove alieno e dalla dolce melodia per un inizio gioioso ottenuto stratificando sintetizzatori e arpeggiatori con elegante maestria.
Viper Drops è la prova dell’ecclettismo e della insaziabile voglia di ricerca di Bajardi: un mix di suoni viscerali destrutturati e manipolati, seducenti giochi iperspaziali e glitch materici che funzionano in contrapposizione con le melodie da carillon suscitando nell’ascoltatore quella voglia irrefrenabile di muoversi.
Un’atmosfera libera e festosa pervade Drunk, la quarta traccia è caratterizzata da linee acide di synth e una texture ritmica frizzante per un beat costantemente frastagliato che permette al nostro di passare con disinvoltura da momenti rarefatti alla quiete più totale.
Cambio di registro con Balloon: i suoni sintetici riproducono il calore di un’orchestra attraverso tastierine cosmiche, archi dirompenti e cangianti modulazioni che fanno di questa traccia una tra le produzioni più interessanti dell’intero album.
Vortex è una miscela giocosa ed esplosiva che conserva i tratti avanguardistici e visionari delle composizioni di Bajardi, ma allo stesso tempo si apre a una sorprendente estetica pop-prog. Un lavoro che ci consegna un musicista maturo e cosciente dei propri mezzi che ha ben chiaro gli obiettivi da raggiungere.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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