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Hysteron: l’oscurità declinata dai Black/Lava

Il progetto Black/Lava parte da un concept diretto ed immediato: l’oscurità, intensa in tutte le sue sfaccettature. L’oscurità come dolore, come mistero, come essenza ed idea. Una ricerca che si traduce in suoni che spaziano dal black metal al dark ambient, passando per industrial, sludge e noise; ma, soprattutto, un’assenza di etichette che si evolve costantemente, come testimonia Lady Genocide (2019).

Segue lo split con Mulo Muto, fino al nuovo Hysteron, in uscita il 29 aprile 2024 per Toten Schwan Records. La proposta resta quella appena descritta e sin dall’opening Incudine ad essere percepito è un vortice senza via d’uscita: echi post-industrial danno vita a ritmi marziali, sussurri elettronici creano immediatamente quell’atmosfera oscura prima evocata, grida improvvise e rumori contribuiscono ad allucinare ed estremizzare ulteriormente il sound.

Se Tribulatio richiama alla mente i nostri Bachi da Pietra, ci spostiamo oltreoceano con Agorafobico, più orientato in direzione Wolf Eyes declinati in chiave grind. Sigma è l’unico episodio in cui è concesso, se non respirare, quanto meno un momento di pausa dall’oscuro gorgo che attanaglia l’ascoltatore: resistono sferragliate elettroniche in sottofondo, ma pienamente bilanciate dalla voce di Femina Faber. Nel finale c’è spazio sia per l’industrial destrutturato di Sociofobia che per la claustrofobica chiusura di Abrumpo, vero e proprio manifesto del disco: blast beat, la chitarra baritona di Joel Giardini e grida lancinanti danno vita a quello che sembra un classico pezzo black metal, ma a metà brano arriva un’improvvisa a fulminea trasformazione in un ibrido che assume sfumature prima dark ambient e poi sludge metal.

Più maturo di Lady Genocide, resta comunque qualche ingenuità a permeare la proposta eclettica di Hysteron. Le idee ci sono e si sentono, ma soprattutto si evolvono: la crescita dei Black/Lava è innegabile e non mancano alcune delle loro migliori produzioni all’interno di album criptico e stratificato, a tratti contorto e poco compatto, ma sicuramente affascinante nella sua spirale di quell’oscurità tanto cara al duo piemontese.



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