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L’american primitivism riletto da Blessed Are the Hearts that Bend

C’è una grazia inaspettata nel progetto Blessed are the Hearts that Bend, dietro al quale Luke Seomore dà vita ad un ibrido fra ambient, drone e field recordings che siamo tendenzialmente portati a immaginare come un abisso claustrofobico. Eppure nelle precedenti uscite (l’ultima, in ordine temporale, è stata Edgelands nel 2023) ad emergere è stata anche una componente sorprendentemente ariosa, capace di bilanciare le traiettorie oscure descritte pezzo dopo pezzo.

Nel nuovo A gentle death / a sudden birth, in uscita il 6 dicembre 2024 per Spectral Industries, il tema sonoro si sposa perfettamente con le riflessioni che hanno portato il musicista londinese a scrivere questo disco: la perdita del padre, la nostalgia per i tempi perduti, il ruolo dell’infanzia nella vita umana. Seomore si immerge nei boschi dell’Essex e nel giro di un’ora dà vita alle dodici tracce dell’album in chiave acustica, cui segue un lungo periodo di artigianato, lavorando sui brani e aggiungendo elettronica e field recordings.

Il disco viene presentato come ispirato dalla musica di John Fahey ed effettivamente già l’opening track Disappearing dot prende a piè pari dall’american primitivism, ricamando attorno alla chitarra in primo piano leggeri frammenti sonori, che siano degli archi o degli inserti elettronici. Con la chitarra a dominare incontrastata anche l’umore del disco spinge maggiormente su quelle aperture prima citate, i momenti oscuri diminuiscono e lo strumento è il protagonista su cui sviluppare il proprio concept.

Brano dopo brano, le trame della chitarra a volte sembrano evocare i ricordi del musicista (il tuffo nel passato di Arms), a volte si circondano della natura, altro tema portante del disco, come testimoniano prima gli uccellini in The Woods e poi le onde del mare in Sea tumbling. Nel finale, spazio all’evocazione mistica di One-dimensional spirits e al congedo di Soudain, in cui emergono delle tensioni rimaste quasi invisibili negli altri pezzi.

Tutt’altro che innovativo da un punto di vista meramente musicale, A gentle death / a sudden birth assolve però una doppia funzione importante. Da una parte, infatti, rende giustizia alle emozioni di Blessed are the Hearts that Bend, ben comunicate in più tracce dell’album, dall’altra segna anche un solco importante nella discografia di Seomore, che un lavoro come questo non l’aveva mai fatto.



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