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BIG: la carta d’identità del Bologna Improvisation Group

Bologna Improvisation Group è un progetto nato nel 2022 all’interno della Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Bologna per un’idea di Francesco Giomi. Com’è facile intuire, il tema sonoro è l’improvvisazione, sviscerata tanto attraverso un costante uso dell’elettronica quanto dall’incontro tra musicisti di diversa estrazione.

Il debutto in studio, BIG, in uscita il 5 luglio 2024 per Elli Records, racchiude due sessioni d’improvvisazione che ben esplicano quanto appena descritto.

La prima, Big Spirit divisa in tre atti, è stata diretta dallo stesso Giomi, che da buon deus ex machina riesce a tirare fuori una struttura ben definita nonostante il campo sia quello di una jam. Se spesso in sottofondo pulsano bassi, in primo piano è un continuo gioco fra strumenti, su cui spiccano ovviamente le componenti elettroniche, capaci tanto di dar vita a leggeri rintocchi di marca ambient quanto a imprevedibili e dissonanti suoni a metà fra noise e industrial. Ognuno dei tre atti vive di vita propria ma allo stesso tempo è inevitabilmente legata agli altri; in particolare, il terzo e ultimo (Aftermath), sembra quasi rispecchiare una sorta di forma canzone, intesa nel senso più lato possibile, come se ci fosse stato un incontro fra Tangerine Dream e Natural Snow Buildings.

Ma è nel secondo e lungo brano, Stretching Tongues (diviso in cinque atti) che si respira in modo ancora più completo l’identità del progetto. Registrato durante un concerto nel parco di Villa Strozzi a Firenze, rende bene quanto l’idea live sia stimolante per le caratteristiche del gruppo: per quanto i canoni siano quelli già ascoltati in Big Spirit, è interessante notare quanto l’approccio dal vivo renda ulteriormente stratificato l’incontro fra strumenti, che diventano via via più “confusionari” (gli echi industriali della seconda parte, From) ma in diverse occasioni anche riflessivi (la chitarra di The Outside).

BIG è la presentazione di un progetto ancora in divenire che può essere nel giro di qualche anno una bella realtà nel panorama sperimentale italiano. L’album presenta ancora il suo stato embrionale, ma allo stesso tempo ne è un’efficace carta d’identità: mettendo insieme una registrazione in studio e una live, l’ascoltatore ha la possibilità di cimentarsi nella loro musica e anche nella loro doppia natura.



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