L’ultimo atto di Botany
Il produttore e polistrumentista di Austin Spencer Stephenson dice addio al suo alter ego con l’ultimo atto firmato Botany. Portal Orphanage, pubblicato il 3 settembre via Western Vinyl, è un mosaico di campioni hip hop e psichedelia, con il quale Stephenson chiude un importante capitolo della sua carriera.
Undici tracce per un concentrato di 25 minuti di musica composta da frammenti di soul Motown, devozione al flower power, arpa classica e sprazzi country, il tutto sapientemente manipolato dalle mani esperte di Stephenson.
La traccia di apertura, Times, è un’esplosione d’energia: campioni vocali s’incastrano meravigliosamente tra la pesante linea ritmica della 808 ricostruendo la frenesia della giungla urbana.Snowbyrd è un caleidoscopio ritmico, un continuo evolversi di percussioni e campioni vocali che creano un mantra di hip hop lo-fi e psichedelica.
Il soul della Motown si fonde con percussioni tribali nella centrale FuckThis Whole Day, un brano che risalta le abilità compositive di Botany con la sua complessa linea di basso.
Teleology è il momento più “classico” del disco, un brano di lo-fi hip hop senza fronzoli come i canoni del genere dettano. Di contro Glistener offre l’aspetto più pisichedelicodel suono di Botany: percussioni free-jazz si muovono libere su un tappeto di droni per una traccia che profuma di libertà.
Rare Jubilation chiude l’album con l’unica collaborazione del disco, quella con Joseph Shabason alle prese con una improvvisazione di flauto che si muove tra i suoni scintillanti dell’arpa ed una voce che canta “E possiamo cambiare le cose”, una luce di speranza in un periodo nero come la pece.
Che sia un addio o un arrivederci, Botany manda un messaggio di cambiamento a se stesso e al mondo intero. Un album che vive di valori come la trascendenza, l’euforia e il timore reverenziale radicati nel suono fresco e moderno di Botany.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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