Seleziona una pagina

Brigan, tra folklore e avanguardia

Sebbene non sia un grande estimatore della musica popolare o folkloristica, i Brigan riescono a offrire un’interpretazione affascinante dei linguaggi tradizionali. Grazie a un sound ibrido che fonde elettronica, voci e strumenti classici, il trio riporta nel presente un mondo antico e rurale, dove la musica, sospesa tra ritualità e intrattenimento, ha accompagnato intere generazioni e continua a farlo ancora oggi.

Luna, cera e vino è il quinto album del trio campano, che, dopo aver reinterpretato la tradizione casertana con il loro precedente lavoro Liburia Trip, si tuffa ora nel profondo del proprio inconscio. Questo nuovo disco è un vero e proprio viaggio onirico, che esplora temi di ricordi, memoria e nuove immagini che riaffiorano in modo sfocato.

Composto da sette brani inediti e due rivisitazioni di pezzi della tradizione popolare, l’album si snoda attraverso un flusso di coscienza in cui si alternano sacro e profano, ombra e notte. Le storie raccontate dai Brigan spaziano dalla ricerca delle proprie radici fino all’inquisizione, passando per la Terra dei Fuochi, la devozione popolare e le memorie legate alla coltivazione della canapa, creando un affascinante mosaico di esperienze e culture.

Luna, cera e vino è un viaggio ipnotico che prende avvio dalle voci, dalle percussioni e dall’elettronica di Si me perdo, creando un linguaggio unico e avvolgente, arricchito dal suono del clarinetto di Nikos Angousis. Questo continuum circolare unisce il mondo primordiale delle voci e delle percussioni alle sonorità innovative delle macchine elettroniche, conducendo l’ascoltatore in uno stato di profonda trance.

Con Vatte ‘o cannule, il trio esplora il lato più sperimentale della propria musica. Mentre i fiati tessono melodie accattivanti, Andrea Laudante porta l’elettronica a un livello di coinvolgimento assoluto, mirato a catturare immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore. Il risultato è un autentico rave che fonde ritmi e sonorità della musica etnica.

Povero mio figlio è un chiaro esempio della direzione artistica intrapresa dai Brigan. La band crea un affascinante mondo sonoro in cui ritmi incisivi e texture elettroniche avvolgenti si intrecciano con una varietà di strumenti acustici, dando vita a un ostinato ciclico. La voce, nel frattempo, si trasforma in un ipnotico mantra che cattura l’ascoltatore.

È importante sottolineare come i Brigan stiano continuamente oltrepassando i confini della musica folk. Durante questo viaggio tra diverse dimensioni sonore, ci troviamo di fronte a un affascinante intreccio di passato e presente, tradizione e innovazione. Questa fusione prende vita attraverso sonorità originali e una visione artistica profonda, capace di coinvolgere e stupire.



0 0 votes
Valuta l'articolo!
0
Would love your thoughts, please comment.x
Logo con lettering sfondo trasparente radioaktiv

Iscriviti alla nostra newsletter

Non perdere le nostre rubriche e tutti gli aggiornamenti sulle nuove uscite discografiche su base mensile.

Iscrizione riuscita!