Mansuetude: la spirale di violenza firmata Buñuel
Prosegue senza intoppi la vita post-Oxbow di Eugene S. Robinson, che con il progetto Buñuel sembra aver trovato la quadra perfetta per far continuare a vivere il suo estro viscerale in ambienti ancora noise rock. Il progetto, giunto ormai al quarto album, non è più una sorpresa e soprattutto sembra aver ormai codificato un sound personale e riconoscibile.
In quest’ottica Mansuetude, in uscita il 25 ottobre 2025 per Skin Graft/Overdrive, continua il discorso lasciato nel 2022 con Killers Like Us, sviscerando nuove forme di ferocia. Basta la doppietta iniziale Who Missed Me/Drug Burn per entrare a capofitto in una spirale noise che accompagna l’ascolto per circa 55 minuti senza nemmeno un attimo per rifiatare. Né sarebbe lecito aspettarsi il contrario visti i musicisti coinvolti: Xabier Iriondo, Andrea Lombardini e Franz Valente non si limitano ad accompagnare l’istrionico canto di Robinson, ma danno vita ad un muro sonoro ancora più muscolare delle precedenti uscite.
Pezzo dopo pezzo, a sprigionarsi è un’energia che si sublima tanto nella furia assassina di Bleat, con la partecipazione di Jacob Bannon dei Converge, quanto nel violoncello di Andrea Beninati che irrompe sul palco in Leather Bar.
High. Speed. Chase. sembra accennare una sorta di forma-canzone, ma ci pensa Duane Denison (The Jesus Lizard) a rimettere le cose a posto sprofondando ulteriormente in un abisso di violenza squarciato da riff granitici. Non mancano highlights nel finale: c’è Fixer con Megan Osztrosits (Couch Slut) a impreziosire quello che è un vero e proprio anthem, c’è Pimp che è fra i pezzi più oxbowiani del disco, ma soprattutto in chiusura A Rroom in Berlin che completa la Catabasi nel modo più giusto possibile.
Chi li segue da tempo non troverà novità rivoluzionarie, ma la musica dei Buñuel è quell’amico che fa sempre piacere ritrovare. In quasi un’ora di noise rock senza fronzoli Mansuetude riesce a mostrare non solo il suo lato più feroce ma anche una crescita che appare percepibile disco dopo disco. Una macchina da guerra.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.