Burla22 dilata il tempo e lo spazio con Gloom
Dopo aver recensito e apprezzato il suo album Haboob, torniamo a parlare dello street artist e sound designer riminese Burla22.
Il suo nuovo disco, Gloom, è uscito per Light Item / Drownwithin e si configura come un viaggio sonoro caratterizzato da ritmi lenti e BPM bassi. Introspettivo e malinconico, Gloom è stato concepito con l’intento di dilatare tempo e spazio, offrendo esplosioni emozionali eteree in cui è possibile abbandonarsi completamente.
A differenza del suo predecessore, Gloom rallenta il ritmo, eliminando completamente i breakbeat. Mantiene, tuttavia, le fredde strutture ambient-techno e i suoni tetri e cavernosi, che in questo lavoro si evolvono, toccando momenti di post-dubstep.
Nell’album c’è spazio per suoni sottili e istintivi, come quelli di To Be Cain, una desolata e oscura landa sonica dipinta da sintetizzatori eterei, frammenti vocali e effetti sonori diegetici. X è un inquietante collage di melodie di synth e droni sub-bassi minacciosi, che offrono un ascolto snello e a tratti pacato rispetto all’aggressività del disco precedente.
Un’esplosione di industrial dub alla The Bug si manifesta con Kano 2, un arsenale sonoro capace di far vibrare le ossa grazie alla sua texture post-apocalittica e a un sound distopico, caratterizzato da ritmi lenti e metallici e linee di basso cavernose.
Ricade il gelo con Envry, una traccia che sembra forgiata dall’elettricità statica. Nella prima parte, la produzione è caratterizzata da un tappeto sonoro ambientale, mentre nella seconda prende il sopravvento una bassline travolgente e scoppiettante, a tratti interrotta da una voce sussurrata.
Gloom, con il suo sound sismico, è progettato per mettere alla prova i limiti delle casse. Sebbene non sia l’album più pesante di Burla22, offre un’esperienza sonora claustrofobica e alienante, caratterizzata da un’atmosfera minacciosa. I bassi profondi, infatti, sono in grado di scuotere il cervello, indipendentemente dal volume.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.