Byenow, attitude crepuscolare che non ha paura di essere contaminata
Con il loro omonimo album d’esordio, i Byenow sono una piccola barca che si muove sapientemente tra varie correnti.
Andrea Dellapiana e Nicholas Remondino, presentano il loro progetto acustico che ondeggia tra folk, soul e sprazzi di prog, presentato per Out Stack Records/Fooltribe Dischi l’8 maggio 2020.
Un disco fortemente dinamico, dove ogni brano trova la sua via d’uscita dopo una manciata di secondi; attitude crepuscolare che però non teme l’incontro e l’abbraccio di contaminazioni lasciandosi andare ad attimi goderecci.
È l’addio in tutte le sue forme e conseguenze (nefaste?) che anima le tracce, e se quella di Window è una finestra che si apre su atmosfere minimaliste ed essenziali, un bollitore del tè e un qualche riff, la successiva Stay Away si lascia portare da basso di Manuel Volpe (alla produzione) in angoli di soul più corposi.
Float ha gli spazi sicuramente più luminosi del disco; ai nostri piace Nick Drake, e si sente. Rooted sorprende con aperture orchestrali che rimandano ai Fleet Foxes, mentre Playground e I Don’t Miss You At All sono prima e seconda parte di una catarsi sperimentale, dove elementi di elettronica provano piccole forme di contatto e con il cantautorato.
Ma quello che forse si apprezza di più del progetto è il suono delle cose reali, tutto quello che ci circonda prende parte al tappeto sonoro, e nel sottobosco di Crakling Leaves ci si ritrovano anche pagine accartocciate di una guida telefonica.
Il congedo con The Omnivore’s Dilemma è la resa plastica del dinamismo di cui parlavamo, qui il trombone e percussioni, offrono un panorama che non ci saremmo aspettati di vedere nei primi minuti del disco.
Andrea e Nicholas, due ragazzi che hanno voglia di sperimentare e di lasciarsi travolgere dalle intuizioni estemporanee. Byenow, l’esordio di un progetto da tenere d’occhio.
Nata ad Aversa, da qualche anno a Bologna; belli portici, il melting pot culturale, i tortellini, i concerti, ma l’umidità resta un problema serio. Osservo il mondo immaginandovi una colonna sonora e se c’è del romanticismo alla Serendipity, questa sarà sicuramente Mind Games. La prima cosa che mi interessa dei concerti sono le luci, le luci e la gente. Sogno che un giorno si ritenga importante una rubrica del tipo “La gente che va ai concerti”. Alle feste mi approprio con prepotenza, del ruolo di dj, e adoro quando arriva il momento dei Bee Gees. Faccio classifiche per ogni aspetto dello scibile umano, playlist per ogni momento topico della vita. Canzone d’amore più bella di sempre Something (ma penso di essermi innamorata con Postcards from Italy), per piangere Babe I’m gonna leave you, colazione con Mac de Marco, quando fuori è freddo i Fleet Foxes, ma se c’è divano e film, è subito Billy Joel. Riflessioni esistenziali con Bob Dylan e Coltrane, mi incanto col manuche, shampoo con Beyoncè, terno al lotto con i Beach Boys, libiiiidine con Marvin Gaye. Stupore e meraviglia con The Rain Song, Nina Simone se necessito di autostima, forza e coraggio, sogno infinito con Sidney Bechet.
Potrei continuare, ma non mi sembra il caso. Si accettano suggerimenti e elargiscono consigli.
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