«Il pensare divide, il sentire unisce»
Ezra Pound
Ispirato in parte alle opere ritmiche degli Huun-Huur-Tu e alle modulazioni post-minimaliste del violoncello di Arthur Russell, Imerro è il quinto album del chitarrista e polistrumentista canadese C. Diab.
Pubblicato il 16 febbraio tramite Tonal Union, l’album è un ode al desiderio composta da nove paesaggi sonori dallo stile unico e inconfondibile. Con la sua musica Diab evoca la spettacolare natura selvaggia che avvolgeva la sua casa d’infanzia situata nel nord dell’isola di Vancouver.
Combinando trame sperimentali, sfumature folk e manipolazioni su nastro, C. Diab ci guida in un viaggio innegabilmente evocativo, commovente e misterioso. Questa è musica eseguita con grazia come Ourselves At Least con la quale Diab prova a rievocare l’euforia della notte.
La prima creazione è composta da strati di violoncello ed una ritmica pulsante, un afflato orchestrale elegante ed etereo crea un movimento fluttuante quasi ambient.
Con The Excuse of Fiction Diab torna a suonare liberamente la chitarra, fraseggi messi in loop per formare la struttura portante del brano danno la possibilità alle melodie di esplodere in un vortice cinematico carico di ottimismo e nostalgia. Il finale è una danza a due tra chitarra e violoncello che rendono più evidenti le influenze del noise e del post-rock.
Quatsino Sound, che prende il nome da un’insenatura dell’isola di Vancouver settentrionale dove Diab è cresciuto, è uno dei momenti salienti del disco: la bellezza devastante del brano emerge grazie al sapiente incastro tra le linee di sintetizzatori alla Tycho e i ronzanti strati di archi alla Julia Kent che risaltano i campioni dei richiami degli uccelli di upupa.
In Tiny Umbrellas viene fuori l’animo folk di Diab: un passaggio improvvisato di banjo, chitarra arpeggiata e synth modulari eterei vanno a formare una calda e avvolgente pasta sonora.
Imerro è un album sensazionale, poetico, che permette all’ascoltatore di abbandonarsi completamente nella sua musica, esito della continua ricerca di equilibrio tra suoni organici e momenti orchestrali.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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