Il sound “metallurgico” dei CARTHAGE
Attivo dalla metà degli anni Novanta, CARTHAGE è il progetto di Damian Bennett, già membro dei Khost e collaboratore dei Techno Animal. Midnight White è la sua nuova uscita pubblicata il 12 luglio per la Avalanche Recordings di Justin K Broadrick (Godflesh, Jesu, JK Flesh, ecc.). Un album mutante che si muove tra post-punk, metal, noise, new wave, sfidando ogni etichetta a colpi di atmosfere rarefatte, ritmi fratturati e suoni apocalittici.
L’album si apre con la feroce tensione di Peril, uno scenario industriale tra deflagranti droni e chitarre distorte in contrasto con la seconda parte del brano, un flusso magmatico di puro dark ambient.
Un muro di suono paralizzante s’innalza con Filthy Consumption,un attacco aperto alla cultura del consumo e allo spreco dei consumatori. JK Broadrick con la sua chitarra guida un brano duro e veloce di matrice post-punk che si evolve in una coda rumorosa prima dell’esplosione metallica e ossessiva con la quale si conclude la traccia. La narrazione prosegue in maniera serrata con Arclight, un brano intriso di solennità. La voce sussurrata viene strozzata dai suoni corrosivi e oppressivi. I feedback ben si sposano con la robusta linea di basso e insieme contribuiscono a risaltare l’indole drammatica della traccia.
Con Cold Velocity veniamo catapultati in un immaginario alla Curecreato dalle chitarrepatchate. La parte principale è realizzata con un campione vocale che si ripete dall’inizio alla fine stagliandosi su una trama dilatata e rarefatta.
Solitude Rains si lega benissimo con le atmosfere precedenti nonostante il brano si apra con un tappeto ambientale impreziosito dagli onnipresenti disturbi elettronici che fanno capo alle chitarre distorte, protagoniste di un sound roboante. Una struttura basata su dilatazioni, rarefazione e ripetizioni per uno dei momenti più esaltanti dell’album.
I temi di Midnight White spaziano attraverso spettri che toccano l’isolamento, la memoria, lo spostamento temporale e l’euforia immaginatatra rumori assordanti e suoni disturbanti per un gruppo che ha avuto il coraggio di osare e di abbattere qualsiasi barriera.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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