Dromomania: la musica-mondo filtrata da Cemento Atlantico
Sono passati tre anni dall’ottimo debutto Rotte Interrotte e il progetto Cemento Atlantico, dietro cui si nasconde il producer romagnolo Alessandro Zoffoli, ritorna sulle scene con il nuovo Dromomania, in uscita il 21 giugno 2024 per Bronson Recordings.
Per addentrarsi negli otto brani del disco è necessario fare un paio di premesse. Innanzitutto, una musicale: Rotte Interrotte ha proposto un efficace ed interessante mix fra field recordings registrati in giro per il mondo e sonorità occidentali, come se le orecchie di Cemento Atlantico fossero state il filtro per percepire e traslare suoni geograficamente lontani ai nostri.
La seconda premessa, intrinsecamente legata alla prima, ma di carattere semantico, riguarda il titolo dell’album, che equivale alla traduzione italiana di wanderlust, cioè la necessità di viaggiare costantemente.
Una sorta di inno al nomadismo inevitabilmente legato alla raccolta di suoni provenienti da luoghi ignoti in giro per il mondo che anche in questo disco costituisce il fulcro di partenza del sound made in Cemento Atlantico. Più ritmico e variegato (a livello spaziale) del precedente, la vera chicca di Dromomania è la presenza di un background quasi narrativo dietro a ognuno degli otto brani. Così, se l’opening Garawek Khaos sembra essere “solo” un omaggio all’Asia orientale, campionata sotto i colpi ritmici dell’Antico Continente, in realtà c’è molto di più: è un’ode alla Thailandia e alla sua storia, quando nel 1932 venne rovesciata la monarchia assoluta auspicando l’inizio di una nuova era che per molti è ancora lontana da essere attuata.
Dall’Asia orientale il volo dall’altra parte del mondo è repentino: si passa dai campionamenti del khaen, strumento a fiato della tradizione thailandese, e dell’esraj, strumento ad arco presente nel viaggio in India di Kashi Fire, ai canti e versi d’origine messicana di El Que Puede Hablar, in cui flauti e drum’n’bass diventano un’unica cosa.
I leoni evocati in The Land of Lions non appartengono all’Africa ma alla Bulgaria, essendo l’animale presente un po’ ovunque nella storia del Paese balcanico: utilizzato negli stemmi antichi, attualmente richiamato dalla moneta (Lev significa ‘leone’) e addirittura il ponte più importante di Sofia si chiama Lion’s Bridge; nozioni storiche a parte, il brano colpisce soprattutto per l’efficace fusione fra archi, da sempre privilegiati nella tradizione musicale balcanica, e ritmi dub filtrati da voci registrate durante prove corali in una chiesa ortodossa.
Nella seconda parte del disco non manca qualche chicca degna di nota, su tutte la doppietta conclusiva Tablao / Arranque De Bocas: il primo è un’indagine nel flamenco che ben si lega alle recenti sperimentazioni nell’ambito del flamenco nuevo, contaminato proprio dall’elettronica, il secondo è ispirato alla grande festa (Arranque, per l’appunto) di Bocas del Toro a Panama, in cui ad emergere è il Tamborito, un genere-mondo che, attingendo da musica amerinda, spagnola e africana, ben sintetizza la proposta complessiva del disco.
Dromomania vede accrescere il materiale sonoro rispetto a Rotte Interrotte e riesce nel non semplice obiettivo di non risultare una copia del suo fortunato predecessore. La proposta di Cemento Atlantico continua ad essere affascinante nonostante qualche calo dovuto ad un accenno di ripetitività, ma la vera sfida sarà continuare a confermarsi disco dopo disco, Paese dopo Paese.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.
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