Gli intricati rituali sonori dei Chaos Shrine
Chaos Shrine è la creatura a due teste di Paul Beauchamp e Andrea Cauduro, il primo concentra la sua esplorazione come musicista ambient/drone sulla musica di ricerca e sull’uso di strumenti tradizionali e non, mentre il secondo focalizza la sua attenzione sulla musica contemporanea e sugli sperimentalismi delle avanguardie storiche, portando avanti parallelamente un percorso di ricerca anche in territori rock, noise e punk.
Dall’incontro tra queste due diverse personalità artistiche nasce Mirror Division, basato sul concetto della dualità, insieme a molti altri fondamenti della magia del caos.
L’album rilasciato tramite Erototox Decodings, con James Plotkin al mastering, è composto da sei produzioni caratterizzate da sonorità basse e oscure che si insinuano insidiosamente nella coscienza dell’ascoltatore come una sensazione di vertigine.
Mirror Division si apre con la fredda minaccia meccanica di Scox: il clangore ritmico e il suono basso e dilatato dei droni si attacca al tuo cervello mentre una struttura simile alla trance introduce il riff duro, dal suono post-metallico della chitarra.
Camio inizia con i rintocchi di una campana inquietante nella sua semplicità ripetitiva. Lentamente si aggiungono nuovi suoni invadenti generati dalla sintesi granulare che donano all’ascoltatore un’esperienza surreale. Il risultato è un suono soffocante che si evolve e si sviluppa in intricati rituali sonori.
Una massa densa e immobile aleggia intorno a Vapula con i ritmi oscuri del dub che mascherano un monolitico suono basso carico di profondità. La chitarra si tuffa in frenesie dissonanti in un pezzo che diventa sempre più straziante e pesante da ascoltare nel corso dei suoi quasi sette minuti.
Questo è un disco che merita il giusto tempo e il giusto impegno per essere assimilato. Mirror Division è un’opera d’arte densa e pesante, con i Chaos Shrine impegnati nel padroneggiare un intenso suono travolgente che incanala gli estremi violenti per ottenere la catarsi.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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