La pungente maestosità dei Cheval de frise
Formatosi nel 1998 a Bordeaux dall’incontro tra il batterista Vincent Beysselance e il chitarrista Thomas Bonvalet, i Cheval de frise sono un duo di culto dal sound complesso e aggressivo, attivo tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000.
Definirli semplicemente math rock sarebbe riduttivo: il duo combina la violenza del noise rock con una raffica di ritmi serrati combinata al servizio di digressioni jazz e incursioni nel flamenco, il tutto suonato con un attitudine punk che dà al sound una nota di aggressività.
Il secondo album Fresques sur les parois secrètes du crâne venne registrato presso lo studio Black Box (Francia) nel 2002 e pubblicato in formato CD su RuminanCe (Parigi) nel 2003. Oggi è stato ristampato dall’etichetta newyorkese Computer Students™ su vinile e cassetta per la prima volta.
L’album è caratterizzato da strutture complesse rese meno spigolose dagli slanci melodici della chitarra. Un duo che mostra i muscoli attraverso le progressioni frenetiche dei due strumenti, spesso suonati in maniera delirante e non convenzionale, ma sempre precisi ed equilibrati.
Brani articolati come Deux nappes ductiles attingono da un’ampia tavolozza sonora passando da un sound fisico e ipnotico verso slanci convulsi carichi di tensione nervosa tra il noise e il post hardcore. Se nella parte iniziale di Songe de perte de dents c’è spazio per furiose cavalcate chitarristiche, la conclusione è tutta affidata all’energia primordiale della batteria mentre la title track cambia repentinamente ritmiche, sempre eleganti e raffinate, e timbriche, dando vita ad un vortice di arpeggi tumultuosi.
L’album si chiude con Chiendent, con l’istrionico duo impegnato nel tessere avvolgenti melodie, stop’n’go fulminei con accelerazioni ed esplosioni che spingono le emozioni al limite.
Fresques sur les parois secrètes du crâne è un album che suona ancora oggi fresco e maturo, come se i due decenni passati l’avessero invecchiato meglio.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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