Christine Ott celebra la bellezza della vita
A due anni di distanza da Time to Die, la compositrice francese Christine Ott torna su Gizeh Records con il suo quinto album Éclats (Piano Works), una raccolta di dodici strumentali che celebrano la bellezza della vita.
Éclats (Piano Works) è un album per piano solo, talvolta nutrito da gesti improvvisati e rivelatori, che affronta temi tanto cari alla Ott quali la deforestazione, il mondo naturale, l’amore e la ricerca della felicità.
In apertura Pluie d’arbres è un’allegoria potente e delicata della deforestazione. L’effetto è quello di note iridescenti che scorrono libere, a volte malinconiche, a volte speranzose.
Lunes Orientales si presenta inizialmente con un rivolo di note, sale rapidamente fino a diventare un torrente. Un brano segnato da tensione e tristezza che si trasforma più volte nel corso dei suoi due minuti e trentotto.
A differenza della precedente Golden Valley è fortemente melodiosa, un brano arioso con l’artista di Strasburgo che fonde le sue melodie cambiando tono e volume durante l’esecuzione.
Rachel è una composizione frizzante e luminosa, un continuo stop’n’go con le progressioni del pianoforte che accelerano improvvisamente ricamando una trama fitta e intensa
Tra i momenti più sentiti del disco, spicca sicuramente Vulcano. L’ottava traccia abbraccia la bellezza della vita attraverso melodie scintillanti e passaggi veloci ma morbidi. Il modo di suonare della talentuosa polistrumentista è ipnotico e conduce la mente dell’ascoltatore in uno stato meditativo attraverso infinite complessità.
Éclats (Piano Works) è un lavoro pieno di empatia basato sulla dualità malinconia – speranza che attraversa l’album con prepotenza. Questo Lp presenta opere registrate in un lungo periodo di tempo che combinano melodie lussureggianti con uno stile esecutivo impeccabile e una straordinaria tecnica strumentale, con la Ott che percorre un terreno più convenzionale, in quanto richiama stili più classici e tradizionali.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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