Hatching Under the Stars, il parallelo universo gotico di Clara Engel
Hatching Under the Stars, è una raccolta autoprodotta di nove canzoni della canadese Clara Engel, un racconto notturno folk e blues costruito in ampi cicli e impaginato in una sensibilità sperimentale.
Il canto seducente e a tratti austero di Clara narra di paesaggi surrealisti e animali notturni; dal gatto nero che aspetta il treno alla piccola volpe blu dagli occhi color ambra, talpe cieche e piccoli alligatori: tutto si muove in una continua tensione tra il crepuscolo e le prime luci dell’alba.
Un immaginario universo parallelo dai tratti gotici, che si declina anche nel riferimento all’immaginario equino da sogno di Marc Chagall nel brano Preserved In Ice (for marc Chagall).
Alla chitarra le si accompagnano sapientemente violino, glockenspiel, armonica, pianoforte, fisarmonica, clarinetto; questi sono solo alcuni degli strumenti presenti. Tutto è ben posizionato e utilizzato ad arte. L’arpa celtica in Oiseau Rebelle è sottile ma innegabilmente coinvolgente, e i vortici creati dalla chitarra elettrica di Old Fathered Devil sono colori di rara bellezza.
Le influenze sono chiare, e ci senti dentro Leonard Cohen, Nick Drake, Feist ma Clara lo fa con un piglio diverso, come se fosse l’unica in grado di camminare tra gli incubi, e affrontare le paure trasformandole in alleati.
Il racconto crepuscolare trova le sue battute finali negli otto minuti di The Indifference Of Fire, mistero e pragmatismo che girano attorno ad una chitarra pizzicata che lentamente incontra una linea di synth.
What happens now? The mystery will carry on without me
Nata ad Aversa, da qualche anno a Bologna; belli portici, il melting pot culturale, i tortellini, i concerti, ma l’umidità resta un problema serio. Osservo il mondo immaginandovi una colonna sonora e se c’è del romanticismo alla Serendipity, questa sarà sicuramente Mind Games. La prima cosa che mi interessa dei concerti sono le luci, le luci e la gente. Sogno che un giorno si ritenga importante una rubrica del tipo “La gente che va ai concerti”. Alle feste mi approprio con prepotenza, del ruolo di dj, e adoro quando arriva il momento dei Bee Gees. Faccio classifiche per ogni aspetto dello scibile umano, playlist per ogni momento topico della vita. Canzone d’amore più bella di sempre Something (ma penso di essermi innamorata con Postcards from Italy), per piangere Babe I’m gonna leave you, colazione con Mac de Marco, quando fuori è freddo i Fleet Foxes, ma se c’è divano e film, è subito Billy Joel. Riflessioni esistenziali con Bob Dylan e Coltrane, mi incanto col manuche, shampoo con Beyoncè, terno al lotto con i Beach Boys, libiiiidine con Marvin Gaye. Stupore e meraviglia con The Rain Song, Nina Simone se necessito di autostima, forza e coraggio, sogno infinito con Sidney Bechet.
Potrei continuare, ma non mi sembra il caso. Si accettano suggerimenti e elargiscono consigli.
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