Clorinde, una attesa lunga nove anni
The Errors of the Human Intellect interrompe il silenzio dei Clorinde lungo ben nove anni. I fratelli Salvatici sono tornati con un nuovo album, seguito del buon The Gardens of Bomarzo (2013), dieci nuove tracce tra artpop e avantfolk, dal gusto raffinato ricche di svolazzi melodici, sempre più immerse in atmosfere evocative in grado di avere rapida presa sull’ascoltatore.
I brani spiccano per morbidezza e colore con Simone e Adrea Salvatici sempre attenti ai dettagli e quella voglia costante di sperimentare.
Il classico approccio minimalista all’uso delle ripetizioni si manifesta subito già dalla prima traccia, Don Abbondio. Un articolato intreccio tra le melodie della chitarra e quelle del mandolino crea un insieme organico dalla precisa identità.
La successiva Cause~Effect suona in maniera avvolgente: gli elementi sopracitati accompagnati dai sintetizzatori creano un bel dinamismo, ne viene fuori una composizione fresca basata su un unico fraseggio al quale si aggiungono diverse linee minimali che insieme formano un denso intreccio sonoro, raffinato e coinvolgente.
Be Horse Again si apre con un delicato e ipnotico giro di glockenspiel al quale, uno alla volta, si aggiungono gli altri elementi della traccia: una ritmica energica e dei fraseggi che riprendono le sonorità dei Raga indiani. La composizione si rivela frizzante, con un finale tutto in crescendo ma che, invece di esplodere come ci si aspetterebbe, implode rivelando la componente cosmica del brano.
Essaouira Dreams è tra i momenti più delicati dell’album. La sesta traccia rispecchia la struttura classica dei brani dei Clorinde con tanto di uso di ripetizioni, ma nella seconda parte il brano si apre ad un’ariosa coda post-rock con tanto di chitarre in rilievo.
The Great Return of John Frum è il racconto della figura mistica dell’isola di Tanna. Sonorità esotiche con tanto d’ingresso della kalimba, il loop centrale affiancato alla batteria dà vita ad un vivace gioco ritmico. Mentre le chitarre si alternano tra suoni puliti e morbidi ed un finale distorto che dà un piacevole incedere al brano.
The Errors of the Human Intellect si candida a diventare il miglior lavoro dei Clorinde, un album dall’impatto immediato che trova il giusto equilibrio tra melodia, complessità delle strutture e leggerezza del suono. Una attesa lunga nove anni ma che non ha deluso le aspettative.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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