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I C’mon Tigre e la colonna sonora del film che non c’è

La collettività è da sempre elemento portante del progetto C’mon Tigre, nato come duo ma costantemente allargato in una dimensione dinamica e fluida, aiutati anche da un impianto sonoro, a metà fra acid jazz e psychedelic soul, che ben si presta a questa condizione. E se fino ad oggi questa misura è stata evidenziata da un punto di vista strettamente musicale in tutti gli album in studio, con il nuovo Soundtrack for Imaginary Movie Vol. 1, in uscita il 6 dicembre 2024 per Believe, il concetto di big band viene accompagnato anche da un’inedita dimensione letteraria e cinematografica.

Come ben evidenziato dal titolo, l’album è una colonna sonora scritta per un film che non esiste, ma la cui sceneggiatura è stata scritta proprio dai C’mon Tigre con l’aiuto dell’intelligenza artificiale: in una sorta di Magnolia (Paul Thomas Anderson – 1999) immaginario, in questo hyperlink movie seguiamo la storia di quattro personaggi in quattro angoli diversi del mondo. E ognuno dei 23 brani del disco è un piccolo capitolo della loro storia, che non è mai rigorosa e cronologica ma si interseca nella vita e nelle strade di Lagos, New York, Tokyo e Rio de Janeiro.

Proprio come esige una buona colonna sonora tutti i pezzi del disco non si “limitano” ad essere ben suonati, ma raccontano o accompagnano una parte del racconto. Da un punto di vista puramente musicale, dunque, questo neo-Ensemble fa ciò a cui siamo già abituati, ma caricandolo di un inedito elemento narrativo: in Broken Steps e Rebirth  seguiamo Haruka Takahashi in un terribile infortunio, il suo arrivo in ospedale, l’accettazione del probabile addio alla sua amata danza e nel mentre la musica disegna delicate traiettorie che vanno da memorie folk a sonorità tipiche orientali.

Un’attenzione verso la componente etnica da sempre presente nei lavori dei C’mon Tigre, ma che ovviamente per l’occasione aumenta a dismisura data la localizzazione geografica dei quattro personaggi, come testimonia la carioca di Seeds of Tomorrow, presentazione del professore Miguel Silva. Non mancano field recordings, come le onde del mare che Amara Diallo osserva nella sua Lagos in Guarding the Blue, né può essere lasciato fuori gioco il jazz a cui i Nostri ci hanno abituato, che esce fuori assieme a una forte vena classica anche nella storia di Mateo Ramirez, immigrato a New York e con degli imprevisti nella documentazione.

Senza voler fare spoiler, la vita di ognuno di loro prenderà delle pieghe impreviste, e per quanto tutte siano colme di elementi drammatici, la capacità dei C’mon Tigre sta proprio nel variare registro di brano in brano, amalgamandosi all’occasione e al momento narrativo.

Un disco che necessita di essere accompagnato dalla lettura dei vari capitoli, permettendo all’ascoltatore di immergersi completamente nell’operazione e dando ai brani una nuova connotazione.

Preso da un punto di vista unicamente musicale, infatti, non c’è nulla di rivoluzionario in Soundtrack for Imaginary Movie Vol. 1, che pur avendo più momenti degni di nota (il climax jazz di Political Obstruction o la bella rappresentazione dei rumori di Lagos in Inventing Change), non è all’altezza degli altri dischi dei C’mon Tigre, la cui funzione da assolvere era puramente sonora. Concepito come opera a tutto tondo, l’album risulta invece un esperimento riuscito, riuscendo ad essere, allo stesso tempo, provocatorio e coerente nella sua veste di colonna sonora.


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