I francesi Cosse declinano il verbo Slint al futuro
Cinque tracce compongono il debut album dei Cosse uscito il 12 giugno 2020 per À tant Rêver du Roi / Grabuge Records.
Ultimamente in Francia gira una bell’aria per quanto riguarda musica alternative-indipendente! Specie nell’ambito post-rock/noise. I Cosse sono una tra quelle band che la respira ed ha voluto battezzarsi, in questi tempi così difficili per la musica, con l’album Nothing Belongs to Anything.
Il disco dà il benvenuto ad i nuovi avventori (Welcome Newcomers) con strumentale lentezza, solo dopo due minuti riusciamo a captare il timbro vocale, appartenente, per rivoli e smussature, ad una parte di gothic rock degli anni ’80, non senza una giusta dose, moderna (o forse no) di lo-fi vocali e distonie acustiche.
Quasi tutta la tracklist è caratterizzata da un predominio in minore, come se il messaggio da lanciare al futuro fosse caratterizzato da un’unica cosa: la rinuncia a vivere.
In Pin Skin, ad esempio, è manifestato un senso di seccatura frustrante, come se si stesse suonando (e cantando) nel bel mezzo di una grana. I voli pindarici che intermezzano il pezzo sono di grande impatto, caratterizzati da assoli dal tono math oltre che nella chiosa acuta femminile.
Anche in Sun Forget Me, il chorus in duo funziona maledettamente donando un esperimento post-rock fiero ed entusiastico, possibilmente da perseguire ‘così com’è’.
I Cossepossono definirsi come un denso cumulonembo, un’enorme nube che si sviluppa ampiamente nel cielo fino a creare fulmini voraci e temporali rumorosi. Tutti gli inizi procedono con un avvertimento latente, che prima o poi porta ad un exploit violento.
Le armonie irritate però, nascondono una connaturata sensibilità ed una shockante fragilità, della serie, prima o poi, tra melodie piombate e toni irriverenti e gravi, sembrerà di mancare il terreno sotto ai piedi (The Ground).
Un buon e grande debutto per i Cosse, un disco da ascoltare accuratamente e che, di certo, non lascerà impassibili.
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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