Il jazz-sperimentale di Damian Dalla Torre
Due anni dopo l’ottimo album d’esordio intitolato Happy Floating, il polistrumentista, compositore e produttore tedesco Damian Dalla Torre fa il suo ritorno con il nuovo lavoro discografico I Can Feel My Dreams, pubblicato il 12 luglio 2024 tramite Squama Recordings, etichetta di Monaco di Baviera.
I Can Feel My Dreams prende forma a Santiago, la capitale del Cile, dove Damian ha ottenuto una residenza per insegnare, scrivere e praticare la sua musica. Con l’emozione di essere trapiantato in un posto veramente nuovo, Damian si è trovato ad assorbire i panorami in technicolor del Cile, il sole cremisi, le foreste di smeraldo e le montagne blu profondo, colore ritrovato successivamente nella mostra di due suoi amici di Lipsia che ha lasciato un segno profondo nella sua psiche.
Da lì hanno preso vita nove composizioni sperimentali, emotive e meditative che si muovono tra generi diversi traendo ispirazione dal potenziale creativo di una rete transculturale di artisti di tutto il mondo.
I Can Feel My Dreams viene aperto dalle registrazioni sul campo, di ambienti e di canti di uccelli, presenti in Ago. La prima traccia è un susseguirsi di progressioni morbide di violoncello e fiati combinati con piccole incursioni elettroniche che fungono da collante. A seguire Solo si muove sinuosa, con i fiati che evocano una sensazione di relax e beatitudine.
La parte centrale del disco è occupata dalla title track, un brano morbido retto dai suoni dagli archi e dei fiati che fungono da struttura portante, abellita dai suoni della natura e da incursioni vocali che danno alla composizione un carattere meditativo e armonioso.
Acryl è sicuramente uno dei momenti migliori dell’album: l’intreccio perfetto tra fiati, voci, archi e piano rende il brano emozionante, un’orchestrazione avvolgente ma allo stesso tempo minimale.
I Can Feel My Dreams che vede la partecipazione di alcuni nomi di spicco del mondo sperimentale e compositivo, tra cui Miriam Adefris, Ruth Goller, Christian Balvig, Jan Soutschek e molti altri, è un lavoro basato sull’interconnesione dei suoni, dell’universalità e della comunanza. È per questo motivo che l’album nella sua complessità riesce facilmente a comunicare a qualsiasi ascoltatore.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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