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Vurga, il ricordo di un mondo incantato

Tre anni dopo l’esordio con Rizieri, l’artista interdisciplinare Danilo Ligato giunge al suo terzo lavoro discografico. Pubblicato tramite EEEE, Vurga è un ricordo della sua infanzia, una vasta vasca per raccogliere l’acqua piovana per il grande orto della nonna nella Calabria dei tardi anni ’80.

Da quel ricordo di un mondo incantato nasce il nuovo album di Ligato, undici paesaggi sonori che rapiscono al primo ascolto, un sound intimo e personale che t’immerge nelle acque dense e misteriose del passato.

Modulazioni sintetiche e fraseggi pianistici convergono in trame cristalline come nella prima traccia Faddhedrha. L’opener vive di momenti altalenanti, attimi rilassanti e altri in cui i suoni sono densi e avvolgenti, come se Ligato nella realizzazione del brano seguisse il movimento dell’acqua.

A seguire in Cerasi i suoni dei synth si gonfiano supportati da droni atmosferici che insieme vanno a comporre una trama estatica e rarefatta, dai toni poco rassicuranti. Con Vrasci i toni tornano soavi, un profondo respiro elettronico in costante mutamento, un suono ipnagogico caratterizzato da stratificazioni ambientali che compongono una sinfonia elettronica aperta e ariosa.

Campodorato è una traccia squisitamente emozionale che fa leva sulla poetica del pianoforte impreziosito da tappeti ambient. Un’esile composizione senza mai un’increspatura che accentui il carattere più cupo della musica del nostro. L’Affascino che dà risonanza alla strumentazione classica: il pianoforte tesse una melodia avvolgente portando all’estremo il pathos della traccia, rievocando le sensazioni provate nel giardino della nonna.

La title track è una composizione calda e lenta, costituita da minimalismo pianistico, note di pianoforte intense e cadenzate, la cui semplicità non è certo sinonimo di banalità.

Vurga è un album eccezionale, composto da innumerevoli segnali sonori, dagli acuti ai profondi che mettono in connessione l’ascoltatore con il rumore del mondo. Questa connessione viene ritrovata nei malinconici fraseggi pianistici o nella spirali elettroniche intersecate dalle note del piano.



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