In viaggio con Davide Sammarchi
Il compositore neoclassico Davide Sammarchi unisce sapientemente elementi di musica classica ad influenze dalla musica contemporanea. I suoi riferimenti musicali spaziano da artisti dall’astrazione più classica come Ludovico Einaudi, Ryuichi Sakamoto, Yann Tiersen ad altri con contaminazioni più moderne, anche dalla musica elettronica, come Olafur Arnalds e Nils Frahm. Debutto con And In Silence I Found My Voice in cui esprime la sua passione per i viaggi.
Ciao Davide, raccontaci chi sei, quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua ragione di vita e cosa ti
aspett dal futuro come musicista.
Ciao! Intanto vi ringrazio di avermi ospitato qui. Sono nato e cresciuto a Montepulciano un piccolo paese nella campagna toscana, in una famiglia in cui si è sempre respirata molta ‘creatività’. Mi è quindi risultato particolarmente naturale indirizzarmi alla musica già da piccolo come ascoltatore, poi ho iniziato a prendere lezioni di pianoforte dalla prima liceo e già alla prima lezione, sentendo la mia insegnate suonare un pezzo di Michael Nyman (the heart asks pleasure first) ho capito che sarebbe stata quella la mia strada. Per il futuro mi auguro di continuare ad emozionare ed emozionarmi con quello che faccio, a viaggiare, ad incontrare altri musicisti, confrontarmi con altre sensibilità artistiche, studiare, conoscere nuovi approcci
alla scrittura. Semplicemente mi auguro di vivere di musica.
Quando hai iniziato a scrivere il disco e come sono nate le tracce.
Ho iniziato a pensare al disco da quando sono andato a vivere da solo lontano da casa, mi sono iscritto al Conservatorio di Pescara e là mi sono trasferito. Un periodo di grande crescita per me. Dove inizi a conoscere meglio, sei faccia a faccia con le tue paure e con le tue insicurezze ma percepisci anche la libertà di creare la tua strada, personale ed unica. Un periodo in cui ho incontrato altri ragazzi e ragazze che hanno scelto come me la musica. In questo clima sono nati la maggior parte dei brani che compongono il disco. Un altro elemento fondamentale alla sua scrittura è stato sicuramente il viaggio che ho fatto in Finlandia, sempre per studio, nel 2019… dove ho conosciuto una realtà di cui il silenzio è parte essenziale, per comprendere la bellezza dei luoghi e percepire il rispetto e l’umanità di cui quei posto sono pervasi.
Cosa ha significato per te pubblicare l’album per la Memory Recordings e come sei arrivato all’etichetta di Paterlini.
Un’emozione indescrivibile. Era un’etichetta che conoscevo da tempo essendo un grande fan della musica di Paterlini, sinceramente ho mandato le demo del disco senza aspettarmi una risposta che invece è arrivata il giorno stesso. Non ci potevo credere. La telefonata con Paterlini in cui mi ha detto che sarebbe stato felice di lavorare assieme è stato davvero un
bellissimo momento che difficilmente dimenticherò.
Nonostante le tematiche trattate (fragilità, entrare a contaLo con il nostro più profondo io, dell’accettare le debolezze), And In Silence I Found My Voice è un ascolto leggero. Dieci brani per meno di mezz’ora di musica. È un caso che le tue composizioni non superino quasi mai i tre minuti o è stata una scelta pensata per non appesantire l’ascolto?
In parte si è stata una scelta, per non appesantire troppo l’ascolto, dall’altra è anche un modo di comporre che ha caratterizzato la scrittura di questo disco fin dall’inizio, per creare delle piccole storie che si leghino l’una all’altra a formare un racconto. Come quei libri caratterizzati da microstorie, mi sono sempre piaciuti.
Nel silenzio ho trovato la mia voce. Cosa è per te il silenzio e che ruolo riveste nella tua musica.
Il silenzio di cui parlo nel disco si divide in due categorie, quello che caratterizza alcuni luoghi e che ti permette di guarire dal caos della città, dall’eccesso di stimoli ed informazioni a cui siamo costantemente sottoposti e che ti fa sentire parte di qualcosa di immenso, un silenzio in cui puoi chiarire quali sono le cose che vuoi dire davvero, dove puoi trovare la tua vera voce. E l’altro è il silenzio nei rapporti umani, come forma di ascolto e comprensione, imparare a stare accanto a qualcuno che ha bisogno anche senza dire niente è un grandissimo atto di umanità, per me.
And In Silence I Found My Voice esprime la tua passione per la natura e i viaggi. Qual è una meta che ci consigli da visitare magari con la tua musica di sottofondo?
Vi consiglio Helsinki in Finlandia, là dove è nato il concept per questo disco.
Scegli un poeta o un artista in generale che ti piacerebbe accompagnare con la tua musica.
In questo periodo sono fissato con le opere di Jago, lo sculture… sarebbe incredibile creare una musica per una sua mostra.
Prima di salutarci, puoi lasciarci una citazione o un pensiero che rispecchia il tuo modo di vivere e concepire la musica.
“La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme” (Ezio Bosso).
È stato un piacere!
Leggi la recensione dell’album And In Silence I Found My Voice QUI
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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