Delwood: dal Belgio un debutto con i fiocchi
Ad ognuno il suo
Ce n’è un po’ per tutti i gusti nell’album d’esordio dei Delwood tant’è che potremmo utilizzarlo come un esperimento sociale. Sì, se mettessimo in una stanza un gruppo eterogeneo di ascoltatori, probabilmente, ognuno troverebbe il proprio pezzo preferito o un brano che almeno si avvicini ai propri gusti.
La band di Liegi si è formata nel 2019 grazie ai fratelli Julien e Grégory Dubois, entrambi bassisti, affiancati da Alexandre Brüll alla batteria e Vincent Oury ai sintetizzatori e campioni.
Delwood, in uscita il 5 novembre 2021, è composto da dieci tracce che spaziano dal math rock al prog con incursioni nell’elettronica e nel jazz, all’insegna di un viaggio dal carattere cinematografico. Prodotto da Boris Gronemberger e John Rooo, l’album, registrato al Koko Studio, vede la partecipazione di Clément Dechambre al sassofono e di Damien Chierici al violino.
La scrittura dei fratelli Dubois è sicuramente intensa, anche complessa, fragile, non proprio fatta a cuor leggero per un disco dalle forme disparate che mantiene costante una grande potenza sonora grazie all’uso dei due bassi spesso utilizzati come chitarre.
I pezzi si sviluppano come montagne russe tra riff e ritmiche granitiche, infatti il climax è azzerato da una prontezza di riflessi che viene richiesta all’ascoltatore già dai primi due brani, Hearts as Clocks e At Large.
Molto più intime sono Echolocation and Ultimate con la voce sempre piena di enfasi. Con i Delwood però non si corre il rischio di restare seduti ed immobili pronti a scatenarsi sulle note di Parallax ed Estaticos, entrambe con la medesima struttura: un inizio e un finale bello tirato all’insegna del rock ed una parte centrale più morbida per far rifiatare l’ascoltatore. Arriviamo alla conclusione di questo viaggio abbandonando ogni freno emotivo con Lighthouses.
I Delwood si rivelano una band interessante che sicuramente saprà esprimere al meglio il proprio potenziale dal vivo. Ci auguriamo di ascoltare questa nuova formazione ancora per molto tempo.
Il mio nome è Mary, sono nata nel 1990. La città da cui vengo è Sessa Aurunca, una collina tra Lazio e Campania; la città che ho scelto è Napoli, dove mi sono laureata in Scienze Politiche e dove scappo sempre, ogni volta che posso. Adoro cucinare e avere un bicchiere di vino in mano. Ho sempre scritto per amore, per me stessa, perché non conosco un altro modo per parlare di ciò che nella vita è importante, delle mie passioni, dei miei dolori. Molto semplicemente non conosco un altro modo per parlare della mia anima: ecco perché scrivo di musica.
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