Il piccolo capolavoro di Deru
Ci sono album di ambient-elettronica, e poi ci sono gli album di Deru alias Benjamin Wynn. Profondamente personale e introspettiva, la musica del compositore di Chicago è poesia per le orecchie: trame flebili e toni soavi altamente emozionali create per diventare dei capolavori.
È il caso di We Will Live On, il nuovo album pubblicato il 28 ottobre tramite Friends of Friends. Dieci tracce scritte in pieno periodo pandemico e con l’avanzare dell’aggravarsi della crisi climatica che hanno portato Wynn a chiedersi se sopravvivremo, e se sì in che modo.
We Will Live On è stato realizzato con un Disklavier, un pianoforte acustico dotato di sensori elettronici per la registrazione e solenoidi elettromeccanici che ne consentono il controllo digitale di altezza, durata e velocità di ogni nota. Il risultato è una musica intensa che sembra sia analogica che digitale.
La prima traccia, il singolo The Way Through The Forest, è un brano di grande semplicità e fascino. Incentrato su una melodia dalle lente note malinconiche suonate in loop, Deru utilizza il suono dei martelletti e della meccanica come parte ritmica. L’uso delle ripetizioni, spesso accelerate, rendono il suono del pianoforte ipnotico e magnetico.
In We’re Not Needed il pianoforte si trasforma in un carillon: intense progressioni melodiche e avvolgenti fraseggi minimalisti sono alla base della struttura della traccia arricchita dal suono dei crepiti d’ambiance che vanno a completare il linguaggio moderno del nostro.
The Quiet The Voices nasce dal dialogo tra le armonie del piano con il silenzio, dando alle pause un ruolo centrale nella composizione. La composizione verte su figure cicliche che ad ogni ripetizione aggiungono un fraseggio in più, ottenendo alla fine arrangiamenti alquanto vivaci e sincopati utilizzati come pattern di una composizione dal linguaggio modern classical.
A differenza di The Quiet The Voices, Incremetal Loss mostra il lato più elettronico e sperimentale del nostro impegnato a far suonare un pianoforte preparato come archi pizzicati. Tra le tracce più interessanti del disco, è in grado di far subito presa sull’ascoltatore grazie all’uso degli arpeggiatori che, combinati col piano, rendono la traccia ricca di pathos.
Deru dà alle stampe un piccolo capolavoro chiamato We Will Live On: dieci tracce che provano attraverso la musica a dare risposte alle domande poste da Benjamin Wynn con l’uso di un linguaggio personale dalla forte componente emozionale.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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