I paesaggi distopici dei DIKDӔDØR
Looking at Things è la visione soggettiva e oscura di Han Kuwiz (X.A. Cute, 12 dingo) e Sun Ra Bullock (Stumpf, Atomvulkan Britz) frutto della situazione distopica con la quale quasi nessuno era pronto a confrontarsi.
I due musicisti berlinesi sotto il nome di DIKDӔDØR hanno rilasciato il disco in digitale il 20 aprile per Edelfaul Recordings, una via di fuga dalla depressione, dall’isolamento e dall’inerzia del lockdown.
Un suono sinistro, enfatizzato dalle leggere modulazioni del microkorg, si mischia ai riverberi e alle distorsioni confezionando una produzione, Grey, dallo sguardo cupo, che immerge l’ascoltatore in uno stato ansiogeno. Uno strisciare lento e decadente,Oxazepam è un anestetico composto da impercettibili pulsazioni, sintetizzatore analogico volca e delay per ottenere un flusso statico che genera una sensazione di intorpidimento cerebrale.
La partecentrale del disco (Torture Lounge, Mass Electrocution e Blunt Force Trauma) mette assieme drone music, noise e brutali distorsioni dando forma ad una musica a metà strada tra dark ambient e distopia post industriale. Un viaggio sonoro impervio basato su ripetizioni, rimbalzi, suoni ruvidi e asfissianti, un incubo ad occhi aperti che ci conduce nella realtà opprimente e angosciante che stiamo vivendo da un’anno a questa parte.
Sarin Dreams è un esperimento ambient / industrial: un beat metallico fa da spalla ai rumori apocalittici avvolgendoci in una gelida oscurità. Una traccia che raggiunge l’apice comunicativo del disco.
Tutt’altroregistro per Lustgarten, pochielementi (delay, synth e impulsielettronici) di facilepresa mentale per un mix avvincente di dub, techno e industrial.
DIKDӔDØR è come unmotore diesel, parte lento fino a carburare, aumentando di giri ad ognitraccia. Una prestazione che risucchia l’ascoltatore in un vortice buio e malato. Looking at Things è un album che spinge i suoni verso lidi psicologici, tra sentieri tortuosi e paesaggi distopici.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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