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Death Erotic: un’inquietante odissea sonora nel cuore delle tenebre umane

Nel momento in cui l’arte si fa specchio delle nostre pulsioni più profonde, raramente si trova un lavoro capace di tradurre in suono le tenebre che gravano sull’animo umano come Death Erotic.

Pubblicato tramite Solium, questo split album, frutto della collaborazione tra l’italiano Dimitri Monolith e il francese Potier, ci conduce in un viaggio sonoro audace e perturbante, dove il noise si intreccia con le spirali dissonanti del free jazz.

Ogni nota e ogni rumore diventano un mezzo per esplorare il caos insiti nelle pieghe della società contemporanea, invitando l’ascoltatore a confrontarsi con gli istinti primordiali che si celano sotto la superficie delle convenzioni.

L’album esplora il comportamento umano durante il crollo dei regimi, ispirandosi a eventi storici tragici e alla disintegrazione psicologica degli individui, con i due artisti che hanno utilizzato campioni da Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini per rappresentare la brutalità in tempi di anarchia.

Dimitri Monolith presenta quattro tracce incisive e cupe, caratterizzate da un’atmosfera cinematica che riflette l’angoscia della decadenza morale e dell’estremità umana. Questo interessante esperimento industrial dark-ambient invita all’esplorazione del fragile confine tra civiltà e barbarie, rivelando un viaggio sonoro avvolgente e provocatorio.

Androne, la traccia d’apertura, prende vita da una combinazione inquietante di pianoforte classico, chitarra, sintetizzatori e campioni ambientali, dando origine a uno sciame sonoro opprimente. Monolith riesce a creare atmosfere in grado di esplorare gli aspetti più oscuri dell’animo umano, evocando paure profonde e indicibili.

Rituale della Vorlage esplora le contraddizioni ritualistiche delle SS, intrecciando elementi di omoerotismo e violenza estrema. Questa composizione, realizzata con sintetizzatori FX e percussioni digitali, crea un’atmosfera avvolgente e provocatoria, invitando l’ascoltatore a riflettere sulle complesse dinamiche di potere e desiderio.

Mange la merde di Potier si apre con un intricato strato di strumenti dal vivo, dove sassofoni, drum machine e chitarre distorte creano un’atmosfera instabile, radicata nelle influenze del free jazz e del noise rock, arricchita da campioni delle precedenti band dell’artista francese. Da questo caos emerge un suono disgregato, con un riff ossessivo che si contorce e si allunga, mentre trame ambientali minacciose si insinuano nel mix. In un momento di abrasività estrema, campioni di maiali sgozzati e voci distorte evocano un terrore primordiale, intrecciandosi fino a ottenere un incubo industriale. A metà brano, una calma ingannevole si alterna a una giungla caotica di suoni, culminando in un climax grottesco dove un campione di tromba jazz degli anni ’20, tratto da Salò, trasforma l’eleganza nostalgica in un finale travolgente e soffocante.

Death Erotic ci invita a mettere in discussione le nostre convinzioni più radicate e a confrontarci con il lato oscuro che pulsa in ognuno di noi. La capacità di Dimitri Monolith e Potier di evocare il terrore e la bellezza della vulnerabilità umana attraverso un suono incisivo ci costringe a guardare dentro noi stessi.



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