I territori enigmatici dei Dream Weapon Ritual
Monica Serra, Laura Farneti e Simon Balestrazzi sono i Dream Weapon Ritual, un progetto dedito alla sperimentazione e alla ricerca dei suoni primitivi, spesso accostato all’Italian Occult Psychedelia. Il trio annovera nel proprio sound drone music, improvvisazione elettroacustica e un immaginario accostabile al folk più visionario, tutto proposto in maniera libera e naturale.
Tre dischi alle spalle, Like A Tree Growing Out Of A Sidewalk del 2009, Ebb And Flowdel 2014 e The Uncanny Little Sparrows del 2017, STRATA segna la prima uscita del trio per Dissipatio Records, due tracce da 17 minuti, ognuna dal suono crepuscolare composte da droni ipnotici, nastri magnetici e voci stridenti.
Il primo episodio, STRATA I, si apre con sinistri e distorti sapientemente modulati che vanno a comporre un tappeto elettroacustico sul quale si poggiano le voci sussurrate, una sorta di litania dall’atmosfera stordente. A tratti i suoni diventano ostici, carichi di tensione, un viaggio alla scoperta di nuovi territori che porterà i Dream Weapon Ritual ad una sperimentazione senza compromessi. Nella seconda parte del brano sembra di ascoltare una world music esasperata pervasa da entità dell’occulto. Le voci si sovrappongono, i nastri danno una componente metallica al brano mentre le percussioni tribali riportano il tutto ad un rituale sciamanico. Il finale è delirio post-industriale tra droni soffocanti, voci strazianti e un agglomerato di ronzii e tintinnii.
STRATA II parte lenta tra sibili e percussioni indefinite che creano fin da subito una dimensione ansiogena. A differenza della prima traccia, questa si presenta meno astratta: la materia elettroacustica viene sapientemente modellata generando forme sonore tra improvvise deflagrazioni e rumori nervosi. Dal decimo minuto in poi i suoni s’inaspriscono e i rintocchi percussivi si fanno più intensi sviluppando una musica da rituale fondata su istinto e delirio.
Concludendo il quarto disco dei Dream Weapon Ritual è un album non adatto a tutti, un ascolto difficile per chi non è avvezzo a sonorità stridenti, elettroacustiche e industriali, mentre per gli amanti del genere si rivela una piccola chicca. Una musica dilaniante ricca di sfumature che si spinge verso territori profondamente enigmatici.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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