Roots, un ritorno alle origini umane e musicali di Dub FX
A volte l’unica cosa che si desidera veramente è una ventata d’energia, fresca, pulita, elettrizzante. La musica, lei, diviene così un mezzo per rigenerarsi, per farsi persone nuove. Avviene quando il ritmo, le parole, la melodia, colpisce con fermezza, sconvolgendo le viscere, scombussolando lo stomaco, permettendoci di rigettare la negatività per far spazio a qualcosa di nuovo, positivo.
Il nuovo disco di Dub FX, Roots, rilasciato per Convoy Music UNltd/DubShot, è esattamente ciò che serve per poter ottenere una tale condizione di freschezza.
È veramente difficile riuscire a descrivere completamente Roots, un lavoro eclettico, ricco di sfumature e di influenze. Dub FX, nei suoi precedenti lavori ha mosso i passi nell’Hip Hop, nel Soca, nella Dub, ma è qui, con questo ultimo prodotto che scava più a fondo in quelle che, appunto, sono le radici non tanto della sua musica, quanto della musica stessa.
Senza disprezzare le ambientazioni soul e jazz, il disco si apre con Fire Every Day, un richiamo urgente alla musica Roots/Dub incentrata su un riff ben preciso e ritmi in levare, arricchita dall’uso di noise, vocoder e synth di tutto rispetto. Su questo tappeto sonoro movimentato e melodico si scaglia la voce di Dub FX, arrabbiata, decisa, continua, che si concede pochissime pause tra un cantato e l’altro mettendo in luce tutta la propria abilità canora.
In Spark, la matrice funky soul si mescola alle più moderne Roots/Revival: percussioni intricate danno il rito ad intensi assoli di sax, il ritmo si velocizza così come la voce dell’autore che ancor più della precedente traccia sembra non aver bisogno alcuno di respirare. Lo stesso discorso è valido per Rising Up, quinta traccia del disco dove le percussioni e l’utilizzo di hang-drum, non fanno più da sottofondo al brano ma ne diventano protagonisti.
Pull Up è un ritorno al reame dei synth e dei ritmi Dub. Una delle tracce melodicamente più interessanti del disco, dove la voce di Sahida Apsara e l’uso di tastiere in tonalità minori conferiscono al brano un accento speciale, un suono da non poter dimenticare. Gli acuti di Sahida contrastano alla perfezione con i mantra di Dub FX, costruendo un rindondante riff vocale che rimane incastrato nella mente.
Da Pull Up si passa a Transmission, uno dei brani più Revival di Roots, dove la voce di Dub FX spadroneggia sul resto degli strumenti, monopolizzando l’armonia costruita da un’unica tastiera.
Shotgun prende ispirazione dai generi EDM, Soca, Roots e Dub, senza disprezzare l’Ambient Trance. Una festa di Reverberi, Synth, ritmi in crescendo e un sapiente uso di doppi ritmi, rendono il brano un vortice musicale in cui rimanere intrappolati a lungo, senza possibilità di uscita.
Con Blessings, ultimo brano del disco, Dub FX prova a lasciare un segno indelebile del proprio talento. Una composizione lunga dieci minuti che ripercorre velocemente l’intero lavoro fatto nel disco, con una composizione articolata in più parti, a volte quasi separate l’una dall’altro, mescolate però in modo da creare un’armonia solida che fa del compromesso la propria, durevole, base.
Roots è davvero una ventata d’energia e di musica fresca regalataci da Dub FX. Con questo lavoro dimostra non solo di essere un musicista e un cantante di grande spessore, ma anche un compositore e un producer di tutto rispetto. La grande capacità artistica di Dub FX non si ferma soltanto all’aspetto musicale ma si evince anche dall’abilità poetica. Ogni brano mette in primo piano la figura dell’uomo in relazione a ciò che non comprende: la natura, se stesso, l’universo e tutto ciò che è più grande di lui, ponendo l’accento sul suo peccato più grande, ovvero perder tempo dietro alle distrazioni dell’era moderna, dimenticando il senso di comunità e di socialità che in quanto esseri umani dovrebbe essere la nostra forza caratterizzante.
Dub FX invoca un ritorno alle radici non solo musicali, ma anche umane, lo fa attraverso la musica, il primo strumento di aggregazione conosciuto dall’umanità, lo fa con grande abilità.
Sergio Mario Ottaiano, classe ’93, Dottore in Lettere Moderne alla Facoltà di Lettere e Filosofia Federico II di Napoli. Musicista, giornalista, scrittore, Social Media Manager, Digital PR e Copywriter. Presidente del giornale Terre di Campania. Proprietario di Arcanum Fumetteria. Collabora per Music Coast To Coast, Fumettologica, BeQuietNight e MusicRaiser. Ha pubblicato svariati racconti e poesie in diverse antologie; pubblica con Genesi Editrice il romanzo dal titolo “Un’Ucronìa” Il 1/4/2014; pubblica con Rudis Edizione il saggio dal titolo “Che lingua parla il comics?” il 23/1/17.
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