Elif Yalvaç: il pericolo e l’intensità della natura, oltre alla sua bellezza
Ispirata dai suoi viaggi nei paesi nordici lontani da casa, in particolare dall’Islanda e dalla Norvegia, Mountains Become Stepping Stones è il nuovo lavoro discografico della compositrice turca Elif Yalvaç. In uscita il 4 dicembre per NNA Tapes, l’album riflette la cruda vitalità della natura: il suo pericolo e la sua intensità, oltre alla sua bellezza.
L’album si apre con Brocken Spectre che prende il nome dal fenomeno naturale dello spettro rotto. Droni leggeri si mischiano all’uso del game boy, utilizzato come uno strumento musicale per ottenere suoni morbidi e ambient. Sicuramente una traccia suggestiva dai suoni scintillanti che rompono il silenzio e la quiete di un ambient sicuramente atipico. Con Under The Aurora 1 veniamo catapultati in una dimensione sognante: la chitarra ha un effetto rilassante mentre i microcosmi sonori e i glitch creano la parte abrasiva della traccia che mischia l’ambient con il misticismo. Il ritmo lento di Breaking My Rose Tinted Glasses misto a folate di droni prorompenti immortalano proprio l’immaginario dei paesaggi di montagna.
Black Sand Beach è il fulcro dell’album: il respiro di Yalvaç, un battito come ritmica, strati di arpeggi di chitarre elettriche e fieldrecording per quella che è l’essenza di Mountains BecomeSteppingStones.
Spicca tra le dodici Under The Aurora 2 per i suoi suoni altisonanti e orchestrali come intro, subito rimpiazzati da microcosmi sonori rarefatti. La conclusiva Kintsugi fa riferimento all’arte giapponese di riparare le ceramiche rotte ricollegando i pezzi con polvere d’oro, argento o platino. Ritornano così i suoni mistici con Yalvaç: che guarda verso oriente, l’ambient in questo caso ha un sentore curativo.
Sono proprio i difetti e l’imperfezione che rendono un album come Mountains Become Stepping Stones un disco fatto di ricordi, una celebrazione dell’individualità e dell’unicità, il diario di Elif Yalvaç e del suo racconto della natura. Un album che connette l’ascoltatore con l’ambiente circostante.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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