Il fascino per l’ignoto
Nuovo titolo in casa Eklero: Alien, pubblicato il 22 agosto 2020, è il nuovo lavoro di Enoia, un album di sei tracce ambient che ci trasportano in un profondo abisso di ansia industriale.
Di Enoia si sa ben poco ma lasciamo che sia la musica a parlare per l’artista di Ekaterinburg: un mondo sonoro profondo e denso, algido e sconfinato come la sua madre patria, la Russia.
Questo viaggio intrapreso con Alien non poteva non iniziare che con Motership (Nave Madre): dieci minuti nei quali veniamo catturati dalla percezione di vagare per uno spazio ampio e sconfinato, è proprio la modulazione delle onde sonore che ci dà quella sensazione di fluttuare mentre si attraversa l’ignoto, con tanto di perenne tensione verso l’infinito che di sicuro non lascia indifferenti davanti alle trame poetiche generate dal suono della traccia.
Il placido vagare di Motership assume la fisionomia di una marcia per la discesa versogli inferi in Acheron. Droni astrali e synth cosmici per un paesaggio sonoro energico che contrappone una ritmica schematica dalle pulsazioni ancestrali ad una avvincente e raffinata armonia.
Con Harbinger, Enoia riesce magistralmente a costruire una traccia ambient affiancandola agli stilemi del post rock: una corposa sezione ritmica posta a sostegno delle trame lente e malinconiche, una ripetizione ossessiva per creare ipnosi. Le distorsioni si legano alle melodie solenni che, diversamente dai cliché del post rock, non crescono mai abbastanza da generare una esplosione finale, bensì la traccia si chiude con una implosione.Il basso corposo e la ritmica essenziale ci accompagnano per tutta la durata di Let Go, giusta fine di un lungo viaggio. In questo flusso sonoro nessun elemento prevale sull’altro, una suite rarefatta di tale bellezza che si chiude con una ventata di field recording.
Alien è un lavoro cupo, sinuoso e per certi aspetti misterioso così come il suo autore, un album che fa del fascino per l’ignoto il suo punto di forza.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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