Il Maestro del jazz italiano Enrico Intra lancia Soundplanets, la sua personalissima nave spaziale creata per esplorare il futuro del jazz
Un pianoforte che si trasforma e diventa la copia esatta del Galactica del 2004, solo più lucida. Questa è la dichiarazione d’intenti che il Maestro del jazz italiano Enrico Intra decide di piazzare, in bella vista, sulla copertina del suo ultimo LP Soundplanets. L’illustrazione, a firma della visual artist Giusy Amoroso, serve a trasmettere un concetto ben preciso: Intra è pronto a traghettare il genere di cui è stato portavoce per quasi tre quarti di secolo verso nuovi orizzonti.
Se avete presente chi sono i Gogo Penguin, Alva Noto o i Portico Quartet, saprete che l’idea di fondere il jazz con i suoi nipoti più giovani, come l’ambient e l’elettronica, non è certo nuova; in Italia si tratta però di un territorio ancora poco esplorato, e il fatto che uno dei mostri sacri del jazz nostrano sia pronto a mettersi in gioco con la sua personalissima interpretazione è sufficiente a far drizzare le orecchie di qualunque appassionato.
Soundplanets nasce dalla collaborazione tra Intra, già docente alla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, ed il suo ex allievo (oggi collega insegnante) Alex Stangoni, tecnico del suono e affermato sound designer, che si è fatto carico della parte elettronica dell’album.
Le prime note di piano della opening track sono come una sequenza di avviamento; Intra richiama le sezioni elettroniche della sua astronave con qualche virtuosismo da navigato jazzman, e subito si innestano synth, eteree voci fuori campo, percussioni artificiali e rumori che invadono le cuffie da ogni angolazione. Una volta avviata la Soundplanets, il viaggio nel futuro del jazz italiano può cominciare.
L’album alterna sapientemente brani dal taglio più classico come Vertical o Ballata, pensati per dare risalto alla comprovata raffinatezza del pianoforte di intra, ad altri in cui il sodalizio con l’esplosività di Stangoni strizzano l’occhio agli ascoltatori più giovani (vedi Campari Moment o Kick). Il duo della Civica diventa sporadicamente trio e si riserva un po’ di spazio per sfiorare il gloomy trip hop à la Tricky (Remix of Time Tai Chi) o la techno da camera (Interstellar), grazie alla collaborazione con Rick Nizzy della Taste Rec.
Da icona del jazz old school, Enrico Intra, con il suo Soundplanets, si fa ancora una volta portavoce di un genere che si evolve, senza soffrire la paura di contaminazioni. Da vero insegnante, raccoglie il talento di artisti più giovani e vi affianca il suo, usa l’esperienza per riuscire a creare sinergie dai risultati affascinanti. Soundplanets è una medaglia al coraggio e allo spirito di adattamento, l’anima di un jazz che è sempre stato materia viva e fluida, pronta a riempire gli spazi e a prendere corpo nelle forme più disparate.
Troppo scoordinato per essere un musicista, troppo stonato per cantare, troppo povero per fare il produttore, sin dalla tenera età si decide a stare dal lato più affollato dei concerti (con l’eccezione di quelli di Bruce Springsteen, dove contare i membri della band è un’impresa). Cresciuto a pane e blues (a volte solo il secondo), dimostra sin da subito una straordinaria abilità nel ricordare a memoria i testi delle canzoni, il che purtroppo non gli è stato di nessun aiuto durante gli anni della scuola. Laureatosi con disonore nel 2015 in Giurisprudenza, oggi è avvocato, progettista, grafico, artigiano del cuoio, il tutto disponendo comunque della classica dotazione di due arti per lato del corpo, una coppia di orecchie ed un’unica, del tutto ordinaria massa cerebrale.
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